di Pasquale Martucci – Solenni festeggiamenti, in onore di San Nicola di Bari a Roccagloriosa, si svolgono tra il 30 aprile al 9 maggio 2023. I momenti però più importanti avvengono nei giorni dell’ 8 e 9 maggio 2023, con importanti cerimonie religiose e lunghe processioni per le vie del centro, oltre che musica, concerti bandistici e spettacoli pirotecnici.
Roccagloriosa ha origini antichissime risalenti al IV secolo a. C., quando l’abitato subisce una notevole espansione. Resti di abitazioni e un’edicola votiva sono stati rinvenuti in località “Vauzi”, e probabilmente inizieranno a breve nuovi scavi. Fu distrutta varie volte nel corso della storia in seguito alle differenti invasioni (Bizantini, Normanni, Aragonesi, Angioini). Fu un importante insediamento medievale, costruito attorno al Castello (500 d. C.) con annessa piccola cappella dedicata alla Vergine Gloriosa. La tradizione popolare vuole il nome legato a Rocca (per la collocazione strategica) e Gloriosa (venerazione religiosa per la gloriosa madre di Dio). Dopo il 500 si stabilirono nella zona dei soldati bulgari che, con gli abitanti locali, diedero vita ai centri di Acquavena e di Celle di Bulgheria. Il feudo fu poi dei Sanseverino.
Per la sua ricca storia dispone di numerose risorse storico-culturali: la Chiesa della Gloriosa (costruita nel 412); il Castello (del 500); la Chiesa di San Giovanni Battista (dell’XI secolo); la Chiesa di San Nicola di Bari (del 1500); il Monastero di San Mercurio (del X sec.); il Palazzo De Curtis (del 1600); il Palazzo Balbi (del 1600); alcuni Palazzi Gentilizi; gli Scavi Archeologici (resti del IV sec. a.C.: tomba, cinte murarie, vari reperti oggi custoditi nell’Antiquarium Comunale); la Chiesa del Carmine (Acquavena, XVI-XVII secolo); la Chiesa della Potentissima (Acquavena, XV-XVI secolo).
La popolazione poi è molto devota a San Nicola, di cui si narrano miracoli importanti. Il suo culto si diffuse in Asia Minore con pellegrinaggi sulla tomba; poi la sua venerazione si sviluppò nel mondo bizantino e in occidente: in Italia soprattutto nel Mezzogiorno. Già nel medioevo San Nicola è diventato un santo popolare per le leggende che si narrarono sui suoi miracoli in aiuto dei poveri. Una delle più diffuse leggende vuole il Santo intento a scongiurare l’intenzione di un uomo di destinare le sue figlie alla prostituzione perché non poteva farle maritare decorosamente. Il santo fece trovare una gran quantità di denaro in tre notti consecutive, in modo che le tre figlie dell’uomo avessero la dote per il matrimonio. Un’altra leggenda narra che Nicola, già vescovo, resuscitò tre bambini che un macellaio malvagio aveva ucciso e messo sotto sale per venderne la carne.
Il culto del santo nel Mezzogiorno, tra il 7 e il 9 maggio, avviene in occasione della ricorrenza della traslazione delle ossa da Myra, quando un lungo corteo storico intendeva ripercorre gli eventi del 1087 e la statua del santo era condotta in processione. Oggi resta la processione e le solenni preghiere, anche se le stesse sono simboli abbastanza forti di una religiosità che intende proporre attestazioni di fede e sacrificio, atti devozionali e penitenziali.
La preghiera è la componente essenziale di un insieme di pratiche organizzate e regolate. Si caratterizza in quanto: c’è un luogo e un tempo in cui compiere l’azione; si utilizzano una serie di parole prestabilite e riflessioni spontanee; ci si affida ad espressioni e comportamenti verbali e non verbali; è praticato il linguaggio del corpo (gli individui stanno in ginocchio, a capo chino, con le mani giunte); sono introdotti oggetti, quali immagini, medaglie, elementi di devozione, ex voto, rosari, candele, incensi. L’antropologo Di Nola sottolinea inoltre gli elementi che contraddistinguono la religiosità popolare: il ringraziamento per l’intervento della Divinità contro il Male; la propiziazione per riporre speranze per il futuro; l’esaltazione della potenza del Santo; l’affermazione della propria presenza; il sacrificio e la fatica, rappresentati attraverso pellegrinaggi e processioni che durano ore.
INFO AUTORE:
Dott. Pasquale Martucci (sociologo)
È un sociologo, iscritto ANS (Associazione Nazionale Sociologi) e ricercatore (perfezionamento in metodologia della ricerca qualitativa). Formatore, didatta e docente in discipline sociologiche, antropologiche, cultura e tradizioni popolari, comunicazione, marketing, mediazione e counselling.
I suoi interessi riguardano: identità, comunità e vita quotidiana; feste, manifestazioni e forme rituali; tradizioni, religiosità e cultura popolare; epistemologia dei sistemi e della complessità. Svolge da più di trent’anni ricerche nel territorio del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, con un approccio metodologico che studia le relazioni dell’individuo nella società, partendo dalla dimensione storica ed approdando alle interazioni tra individuo e comunità in una società complessa ed in rapido cambiamento. Da alcuni anni gestisce il sito: http://www.ricocrea.it. Tra le sue pubblicazioni: Identità cilentana e cultura popolare; “Il sacro e il profano; Società, comunità, nuove generazioni; Re frasche re Santu Liu; Le comunità cilentane del novecento; Cilentanità; Del Cilento e del suo Genius Loci.