VERGOGNA: IL SUD VA IN RECESSIONE E IL GOVERNO, ANZICHÉ PROMUOVERE L’EDILIZIA, CHE NE È L’INDUSTRIA TRAINANTE, LA OSTACOLA, AGGRAVANDO LA CRISI.
Il rapporto SVIMEZ pubblicato in questi giorni afferma che nel 2023, mentre l’Italia arranca con un micragnoso +0,4 di PIL, il mezzogiorno precipita a -0,4 di PIL, entrando in recessione. La perdita di circa mezzo punto di PIL vuol dire perdita di alcune centinaia di migliaia di posti di lavoro.
In tale contesto, un governo capace e responsabile si sarebbe guardato bene dall’affossare l’unica manovra rivelatasi utile per il rilancio dell’edilizia e dei suoi 18 indotti, quale si è rivelato il Superbonus 110%, che ha prodotto la nascita di 900.000 posti di lavoro; misura che meritava di essere trasformata in modo strutturale.
L’attuale governo, uscito dal cilindro di un maldestro prestigiatore, Enrico Letta, che ha regalato la vittoria alla destra, sta, invece, riducendo la misura stessa al lumicino: a parte la riduzione al 110% al 90% e altri tagli che la rendono, in pratica, inattuabile, in particolare per le case unifamiliari, la limitazione più grave, tollerata e quindi voluta, è quella del recesso delle banche dalla erogazione della occorrente liquidità alle imprese edili, che si vedono, in conseguenza, paralizzate e incapaci di portare a compimento opere iniziate che rimangono languenti.
Il sabotaggio da parte del sistema bancario non è finito nemmeno quando il Parlamento, nelle scorse settimane, ha votato la legge che esonera le banche dalla responsabilità nel caso di inconsistenza dei crediti ceduti dalle imprese, salvo che non abbiano agito con dolo. La modifica legislativa avrebbe dovuto tranquillizzare le banche e indurle alla riapertura dei rubinetti del credito. Ma così non è stato. Ha iniziato la Cassa Depositi e Prestiti, azienda di proprietà dello Stato, a chiudere il rubinetto del credito, subito imitata dalla generalità delle banche.
Il sabotaggio del Superbonus 110% è avvenuto, con manovra perfetta, a monte limitandone l’applicazione con numerosi paletti e, a valle, sabotandone l’attuazione con la complicità del sistema bancario (o comunque di una parte rilevante di esso).
Si è in presenza di un misfatto che bisogna contrastare con decisione. Il Superbonus 110% ha creato occupazione, ha contribuito alla lotta alle alterazioni climatiche, evitando lo sversamento nell’atmosfera, di milioni di metri cubi di CO2, ha ridotto il rischio di malattie da inquinamento atmosferico, ha accresciuto notevolmente la platea dei contribuenti, con un consistente gettito fiscale, tale da compensare per 2/3 le spese statali per l’erogazione del bonus.
In definitiva, secondo i calcoli di agenzie specializzate, l’investimento statale per 60 miliardi di euro, ha generato un valore di 124 miliardi. La certezza ed evidenza di questi dati sono tali da non venire smentiti. Uccidere questa manovra è un grave delitto politico e sociale. Il Movimento 5 Stelle che l’ha inventata e voluta dovrà scendere in piazza per difenderlo con il massimo impegno, al fine di garantirne la sopravvivenza.