Nuovi documenti ottenuti da un’organizzazione investigativa basata nel Regno Unito indicano che il presidente russo Vladimir Putin era informato di una minaccia terroristica giorni prima di un attacco devastante vicino a Mosca. L’attacco, rivendicato dall’ISIS e perpetrato da individui radicalizzati, ha colpito una sala da concerto a Crocus City, causando 143 vittime. Secondo la CNN, “il Dossier Center è un gruppo investigativo russo sostenuto da Mikhail Khodorkovsky, un ex magnate del petrolio russo in esilio diventato critico del Cremlino. In precedenza ha portato alla luce dettagli sul presidente russo Vladimir Putin e il suo regime, spesso utilizzando documenti e fughe di notizie provenienti dall’interno del governo russo. “Pochi giorni prima dell’attacco terroristico, i membri del Consiglio di sicurezza hanno ricevuto un avvertimento che i cittadini tagiki potevano essere utilizzati in attacchi terroristici sul territorio russo”, si legge nell’ultimo rapporto del gruppo, pubblicato domenica, riferendosi all’agenzia di sicurezza russa. “Anche prima dell’attacco al municipio di Crocus, una fonte vicina ai servizi segreti ne aveva parlato al Dossier Center”, aggiunge. Il Cremlino non ha risposto alla richiesta della CNN di un commento sul rapporto del Dossier Center.“
In risposta al tragico attacco vicino a Mosca, il regime russo ha intensificato le azioni contro i cittadini tagiki, conducendo arresti su vasta scala. Questa mossa ha scatenato una forte reazione sui social network, dove esponenti e sostenitori della destra russa stanno sollecitando misure più severe per l’immigrazione dai paesi dell’Asia centrale. Nel frattempo, sembra che il presidente Vladimir Putin stia cercando di mitigare le campagne d’odio per prevenire ulteriori tensioni e violenze. È importante notare che gli immigrati dall’Asia centrale svolgono un ruolo cruciale nell’esercito russo, in particolare nelle operazioni militari in Ucraina. Negli ultimi due anni, al fine di facilitare il reclutamento, le autorità russe hanno semplificato l’ingresso e la permanenza di tagiki, uzbeki e kirgizi, offrendo loro opportunità di lavoro. Sebbene non ci siano dati ufficiali, si rileva un crescente impiego di migranti e minoranze etniche nell’esercito, attratti da stipendi superiori alla media.
