di Guido Santangelo – Oggi sono tornato indietro con il pensiero e voglio ricordare l’infanzia di un ragazzo di un piccolo paese. Ogni giorno era una festa perché si stava tutti insieme dalla mattina alla sera, c’era sempre da fare, insieme ai vicini, ai genitori e gli altri ragazzi. La parola solitudine non poteva e non doveva esistere, perché ci si sentiva bene insieme, se qualcuno aveva un problema oppure non stava con noi, bisognava in tutti i modi coinvolgerlo. Stare a casa o da soli, non succedeva mai, tranne quando bisognava studiare, i genitori ci tenevano tanto alla scuola e pretendevano il massimo rispetto per i professori. Erano guai se non si studiava, oppure un professore si lamentava per il comportamento o per il rendimento scolastico.
I ragazzi erano molto responsabili e ci si sentiva come fratelli, episodi di bullismo o quant’altro non si verificavano.
Il tessuto sociale era sano e non c’era spazio per i bulli, c’era tanto spazio per l’altruismo e la solidarietà.
Si discuteva e ci si confrontava sui problemi e sull’attualità,ma mai rancore o scorrettezze attraversavano i confronti e le discussioni.
Delle volgarità e ingiurie si conosceva il significato poi nulla di più, il linguaggio era educato e rispettoso.
Erano momenti importanti per la crescita e sviluppare la capacità di stare con gli altri e condividere le problematiche della nostra età. La cosa che mi fa riflettere è che non si parlava mai di soldi.
Ricordare a volte può servire non a se stessi, ma agli altri per capire che se oggi si leggono o succedono dei fatti di cronaca gravi è dovuto all’assenza di basi educative solide costruite dall’infanzia.
L’ambiente sano e la famiglia che segue passo passo i ragazzi sono ricchezze della società, la crescita culturale e sociale possono assumere una rilevante importanza se suffragate da valori essenziali.
Si giocava a calcio per strada perché i campi di calcio erano rari, ma c’erano altri giochi: la settimana, la cavallina, il gioco con i tappi di bottiglia dove il bitter valeva il doppio, papariggiola, nascondino, acchiapparella; come si può notare tutti giochi che coinvolgevano tutti.
Si giocava con le figurine dei calciatori e con le billie; in pratica le giornate erano troppo corte e a volte si faceva tardi la sera, ma si riprendeva il giorno successivo. Questo è il ricordo di un ‘infanzia, un’emozionante ricordo. Bisogna seminare bene per avere un raccolto florido e duraturo, nella vita non si finisce mai di costruire e imparare. Il senso del provvisorio serve a ridare vigore e slancio al proprio cammino.