Quasi tutti gli anni, il lunedì di Pasqua è rievocata nella piazzetta antistante la Chiesa Madre , “L’opera dei Turchi “.
un ristorante che fa da palco, un castello dove viene fucilato il cuoco, una fune che parte dal campanile della chiesa e giunge fino al palco…
Essendo la chiesa dedicata a San Nicola di Bari, l’opera predetta rievoca due miracoli del Santo patrono.
Nel prima scena , un attore travestito da vescovo che si reca all’osteria per mangiare. L’oste lo invita ad alzare il telo che ricopre un mastello contenente carne molto tenera, conservata sotto sale chiamata “tonnina”.
IL VIDEO ED. 2022
S. Nicola, il vescovo, solleva il telo e benedice il contenuto: ritornano così in vita i tre fanciulli fatti a fette dall’oste che battendosi il petto gridano : << Grazie, Santu Nicola mio ! >>.
Il Santo intima: “Bruciate vivo questo misero tavernaro!”. Per l’esecuzione si costruisce in legno un recinto circondato da fuochi d’artificio. Quando si appicca il fuoco l’oste riesce a fuggire, allora viene giustiziato il castellano che avrebbe dovuto badare al taverniere.
Tra botti e fuochi d’artificio termina la prima rappresentazione.
Meno cruente ma altrettanto divertente è la rappresentazione dell’altro miracolo: san Nicola che salva Diodato, un giovane barese, dalla schiavitù dei Turchi.
Al centro vi é una tavola imbandita; seduti intorno ad essa vi sono tanti Turchi che attendono il pranzo. Il giovane Diodato, schiavo dei Turchi a Costantinopoli, deve servire le ricche pietanze. Il Gran Turco invita il giovane a mangiare con loro, ma questi rifiuta in modo sdegnoso. L’invito é ripetuto dal capo dei Turchi per ben tre volte.
Solo alla fine Diodato risponde: “Oggi, al mio paese ricorre la festivitá di un Santo miracoloso.
La mia giornata é dunque dedicata alla preghiera ed alla sofferenza in onore di S. Nicola e del mio paese, dove desidero tornare”.
Il Gran Turco risponde: “O sciocco,sciocco, se San Nicola fosse un vero santo miracoloso, in questo momento ti verrebbe a salvare dalla nostra schiavitù ” . Detto, fatto. San Nicola parte, angelo legato ad una fune, e si porta sul ristorante, aggancia Diodato e se lo porta via.
Anche questa volta viene ringraziato con lo stesso battimento di petto: << Grazie , santu Nicola mio ! >> .
Giù tra il pubblico, stupore e fiato sospeso per i due fanciulli che se ne tornano al campanile della chiesa appesi alla fune cantando una canzone che loda la magnificenza del Santo. E Pasquetta ? …Nessun problema, si recupera il martedì ! (fonte: Comune di Prignano Cilento)