di Antonella Casaburi – Il 26 agosto si celebra Women’s Equality Day, il diritto di voto alle donne. Un diritto, questo, ritenuto scontato dalle nuove generazioni eppure, solo fino a pochi decenni fa, il mondo intero negava il diritto di voto in base al sesso. Il primo Stato a interrompere tale discriminazione di genere è stata la Nuova Zelanda, nel 1893, seguita da Australia, nel 1901, Finlandia nel 1906 e Norvegia nel 1907. In Italia le donne dovettero attendere il 1945 per votare!
Le giovani di oggi dovrebbero tenere bene a mente che le loro nonne e bisnonne sono state tenute lontane dalle urne da una società chiusa e maschilista; più ancora, dovrebbero riflettere sul fatto che molti dei diritti che ritengono scontati sono il risultato di anni di lotte portati avanti da altre donne che prima di loro hanno combattuto contro una società sessista e patriarcale. Ed è bene che le giovani riflettano sul fatto che la moderna società in cui vivono non è ancora paritaria, come erroneamente tendono a credere. Celati dietro contorni subdoli e sfuocati, il maschilismo e la discriminazione di genere pervadono ogni aspetto delle vita delle donne, anche negli Stati considerati aperti e democratici. Una realtà spesso taciuta è la discrepanza di retribuzione fra i generi: a parità di lavoro le donne vengono pagate meno. Si pensi poi al ‘soffitto di cristallo’, chiara metafora di quell’invisibile barriera che interrompe la carriera delle donne, soprattutto di quelle giunte faticosamente e a sfiorare i vertici. Sono troppi e taciuti i diritti delle donne calpestati: le discriminazioni di genere che avvengono nella società, frutto di un inaffondabile retaggio culturale maschilista, si ripercuotono tra le mura domestiche, dove non è solo la violenza fisica a calpestare la dignità delle donne, che sono spesso, e ancora, psicologicamente sottomesse, educate fin da piccole a sacrificarsi, loro e non i fratelli maschi, per la famiglia, invogliate a rinunciare ai legittimi desideri di affermazione personale e professionale e ad accettare, e a tollerare, che dentro e fuori casa sia un uomo a decidere per loro.
Antonella Casaburi