Le misteriose Janare sono una presenza costante nel folklore e nelle leggende della Campania. Con i loro volti coperti e i loro rituali notturni, queste figure femminili dai poteri magici affondano le radici in antichissime credenze pagane. In epoca moderna il mito delle Janare continua ad aleggiare come un alone di mistero nell’immaginario collettivo campano, tra realtà e fantasia. Questo breve articolo ne esplora origini, leggende e significati di uno dei fenomeni più affascinanti della cultura popolare meridionale. Le Janare sono figure dai contorni sfumati che emergono dal ricco folklore della Campania. Il loro nome deriverebbe dal latino “Dianae”, in riferimento al culto pagano della dea Diana, divinità della caccia e della Luna.
Secondo la tradizione popolare, erano donne che di notte, al calare delle tenebre, si riunivano in luoghi isolati per compiere misteriosi riti magici ed esercitare poteri soprannaturali. Avvolte in lunghi mantelli scuri e con il volto nascosto da un velo, vagavano nei boschi e nelle campagne danzando in cerchio intorno a falò. Le credenze popolari attribuivano loro capacità come volare cavalcando scope fatate, predire il futuro, preparare filtri e pozioni curative con erbe medicinali.
In alcune versioni più oscure, venivano considerate vere e proprie streghe dedite alla magia nera e alla negromanzia. Simbolo di una femminilità misteriosa e inafferrabile, la figura della Janara affonda le sue radici in un passato arcaico e riemerge ciclicamente nell’immaginario del Sud Italia.
Le leggende sulle Janare
Numerose leggende e credenze popolari ruotano attorno alla figura delle Janare nel folklore campano.
Una delle più note narra di come esse fossero donne trasformate magicamente in uccelli, che di notte riacquistavano sembianze umane per danzare nei crocicchi. Si riteneva che i loro raduni notturni servissero per preparare intrugli e pozioni, ma anche per sabba e riti orgiastici.
Un’altra leggenda vuole che le Janare possedessero il dono della preveggenza e che nelle notti di luna piena volassero sui tetti delle case per annunciare con i loro lamenti sciagure e sventure imminenti.
C’è poi chi le descrive come spiriti benigni, protettrici del raccolto e dispensatrici di doni preziosi per i bambini. Mentre altre versioni le vogliono temibili streghe che rapivano i neonati per usarli nei loro sortilegi.
Queste e molte altre storie hanno alimentato per secoli il alone di mistero attorno alle Janare, contribuendo a farne creature ambigue, insieme benevole e malvagie, spesso temute dalla gente comune.
Le Janare oggi
Nonostante il trascorrere dei secoli, le Janare mantengono un alone di mistero e una forte presa sull’immaginario popolare campano. In molte zone rurali sopravvivono leggende e superstizioni legate alla loro presenza notturna. Si crede ancora che alcune donne possiedano i loro stessi poteri soprannaturali.
La figura della Janara ha ispirato numerose opere letterarie, cinematografiche e artistiche contemporanee. Tra queste, il film :”Solo Fantasmi” in cui recita Cristian de Sica, è presente una Janara, la graphic novel Le Janare di Stefano Caselli e molti romanzi gialli e thriller ambientati in Campania. Sono inoltre presenti riferimenti alle Janare nella musica, nel teatro e perfino nei videogiochi.
Simbolo senza tempo di empowerment femminile, le Janare rimangono vive nell’immaginario meridionale, pronte a riemergere periodicamente dalle tenebre della notte per reincantare di mistero le terre che un tempo percorrevano.