Il ritrovamento di zanzare della specie Anopheles sacharovi nel Salento è stata una scoperta piuttosto interessante, poiché queste zanzare sono tra i principali vettori della malaria nel bacino del Mediterraneo.
In Puglia, specificamente nella provincia di Lecce, è stato condotto uno studio scientifico per monitorare la presenza di zanzare capaci di trasmettere la malaria. Questa ricerca è stata realizzata dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata, dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’ASL di Lecce, con i risultati pubblicati il 10 aprile sulla rivista Parasites & Vectors. Durante lo studio, sono state catturate 216 zanzare e larve di zanzara, di cui 20 appartenevano alla specie Anopheles sacharovi, una delle specie note per essere vettore del parassita della malaria. La presenza di questa specie di zanzara indica una potenziale minaccia per la trasmissione della malaria, sebbene al momento non siano stati segnalati casi autoctoni di malaria trasmessi localmente in quella regione.
In Italia, la malaria non è una malattia endemica, il che significa che non ci sono trasmissioni locali regolari della malattia. Tuttavia, occasionalmente si registrano casi di malaria importati, causati da persone che contraggono la malattia viaggiando in paesi dove essa è endemica e poi ritornano in Italia. Esistono anche rarissimi casi di malaria cosiddetta “autoctona”, ovvero trasmissioni che si verificano localmente senza che la persona infetta abbia viaggiato in aree endemiche. Questi casi sono estremamente rari e spesso associati a trasmissioni accidentali, come ad esempio tramite la puntura di una zanzara che ha precedentemente puntato una persona infetta di ritorno da un’area endemica.
Attualmente, non ci sono segnalazioni di trasmissioni locali di malaria in Puglia. I casi di malaria in Italia sono generalmente importati, ossia di persone che hanno contratto la malattia viaggiando in regioni dove la malaria è endemica e che poi sono rientrate in Italia.
In Puglia, come in altre parti d’Italia, le autorità sanitarie e gli istituti di ricerca attuano un monitoraggio attento delle zanzare, soprattutto quelle capaci di trasmettere la malaria, come l’Anopheles sacharovi, la cui presenza è stata confermata recentemente nella provincia di Lecce. Questo tipo di sorveglianza è vitale per prevenire qualsiasi potenziale focolaio e per intervenire rapidamente nel caso si verificassero trasmissioni locali della malattia.
Storia della malaria in Italia (in breve)
La storia della malaria in Italia è lunga e complessa, marcata significativamente dalla lotta contro questa malattia fino alla sua eradicazione ufficiale nel 1970. Ecco una panoramica delle tappe principali:
Antichità e Medioevo La malaria è stata presente in Italia sin dai tempi antichi, documentata per la prima volta in dettaglio da autori romani come Cicerone e Plinio il Vecchio. Durante il Medioevo, la malattia continuò a essere un grave problema di salute pubblica, in particolare nelle zone paludose e nelle regioni meridionali.
Rinascimento Nel Rinascimento, la malaria continuava a diffondersi nelle zone umide e malariche, come la Maremma Toscana, il Pontino Lazio, e la Pianura Padana. Le aree paludose erano particolarmente colpite e spesso abbandonate a causa dell’alto rischio di contrarre la malattia.
XIX Secolo Nel XIX secolo, con l’unità d’Italia e la crescita dell’industria e delle infrastrutture, si fece più pressante la necessità di bonificare le aree malariche. Famosi medici e scienziati, come Angelo Celli, iniziarono a studiare intensivamente la malattia, promuovendo campagne per migliorare le condizioni di vita e ridurre la diffusione della malaria.
XX Secolo Nel 1900, Giovanni Battista Grassi confermò il ruolo delle zanzare del genere Anopheles nella trasmissione della malaria, un passo cruciale per le future campagne di eradicazione. Durante il regime fascista, furono intraprese grandi opere di bonifica agraria per eliminare le zone paludose, soprattutto nel Lazio e in Sicilia.
Dopoguerra ed Eradicazione Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità lanciò un programma globale di eradicazione della malaria, e l’Italia vi partecipò attivamente. Grazie all’uso intensivo di insetticidi come il DDT, e alla bonifica continua delle aree infestate, l’Italia fu dichiarata libera dalla malaria nel 1970.