Lo sport italiano più diffuso tra le associazioni ambientaliste di carattere nazionale è diventato il contrasto a qualsiasi opera in grado di garantire lo sviluppo del nostro Paese.
Nel caso del ponte sullo stretto di Messina, tutto si fonda su pregiudizi visto che non è possibile affermare già oggi in termini assoluti se il progetto non sarà sostenibile dal punto di vista ambientale.
Per accertarlo esiste una procedura apposita, la valutazione dell’impatto ambientale, il cui scopo è l’analisi preventiva dell’insieme degli effetti di un’opera nei confronti dell’ambiente geofisico, della salute, del benessere umano e animale, del patrimonio culturale, dell’ecosistema, eccetera.
In questa fase, gli esperti stanno ancora adeguando il progetto del 2011 agli attuali parametri e alle norme vigenti, con particolare attenzione alla sicurezza e all’ambiente. Pertanto, il nuovo iter autorizzativo dovrà bollinare il ponte strallato più lungo al mondo (di oltre tre chilometri), che rappresenterà il fiore all’occhiello dell’arte ingegneristica italiana.
Di tutt’altro genere sono taluni indicatori che valutano gli attuali impatti ambientali: un esempio è costituito dai traghetti, i quali rappresentano circa il 3% delle imbarcazioni che toccano i porti dell’Area Economica Europea; i medesimi nel 2018 sono stati responsabili del 10% delle emissioni di CO₂ di tutte le navi prese in esame.