Il Monte Cervati è una area di grandissimo valore e interesse naturalistico compresa nell’area protetta del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e tutelata anche come sito di importanza comunitaria sulla base sia della Direttiva Habitat che della Direttiva “Uccelli” per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali delle specie di flora e fauna minacciati o rari e per la conservazione degli uccelli selvatici.
In tutto l’appennino meridionale solo sul massiccio del Cervati e sul Monte Pollino vi è un “altopiano di vetta”, che si eleva al di sopra delle faggete secolari, dando vita a delle bellissime praterie.
Sul Cervati sono state censite ben 293 specie di piante rupicole di cui 44 rappresentano degli endemismi dell’appennino meridionale. Cioè sono presenti solo qui! Questa è la casa del lupo, del gatto selvatico, della volpe, dell’aquila reale, del picchio nero, di centinaia di specie di farfalle e, da qualche anno, sono tornati a vivervi i cervi. Ebbene tutto questo rischia di scomparire, poco a poco, lentamente, inesorabilmente.
L’amministrazione comunale di Sanza ha deciso infatti che per salire sul Monte Cervati la vecchia pista di esbosco, costruita negli anni ’60, in roccia e terra battuta, non va più bene, ma bisogna andarci attraverso una larga strada asfaltata, magari in Pullman Gran Turismo oppure comodamente seduti nella propria auto.
Gli enti preposti alla tutela hanno fatto finta di non vedere e hanno rilasciato le loro autorizzazioni, che rappresentano una condanna a morte per tutte le creature del Cervati, per la bellezza di questi luoghi e di questi paesaggi incontaminati, che ora saranno aggrediti dal rumore, dall’inquinamento, dai rifiuti, dal rischio incendi.
Nel 2010 l’ente Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ha autorizzato i lavori di “manutenzione e messa in sicurezza” di una pista di esbosco in terra battuta, realizzata sul Monte Cervati negli anni ’70, sostenendo che la strada “già esisteva” e dando delle prescrizioni vincolanti al progetto presentato dal Comune di Sanza, che però non sono state recepite nel progetto esecutivo, ancorché esso sia stato poi nel 2019 approvato dall’ente Parco.
La “strada” in realtà non era tale, infatti non è presente nel PUC del Comune né nella cartografia ufficiale dell’ente Parco, e quella che si sta realizzando è a tutti gli effetti “una nuova opera” in contrasto con tutte le prescrizioni di legge vigenti relative ad un sito di importanza comunitaria (SIC/ZPS), zona di Protezione Integrale nel Piano Territoriale Paesistico del Cilento interno, oltre che area protetta nazionale.
Il divieto assoluto di impermeabilizzare il suolo è stato aggirato in quanto per la realizzazione del manto stradale si sta utilizzando del comune asfalto, mentre la tipologia di opere per la regimentazione delle acque piovane è del tutto difforme da quella prescritta dall’ente e provocherà in breve tempo un grave dissesto idrogeologico.
Lo scopo dichiarato degli amministratori di Sanza è quello di “incentivare il turismo”, anche religioso, considerata la presenza sulla cima del Monte Cervati di una chiesa, oggetto di pellegrinaggio a piedi, due volte all’anno, da parte della popolazione locale. Lungo il tracciato infatti o a poca distanza da esso, è possibile ammirare alcuni “attrattori naturalistici” come “l’inghiottitoio di Vallevona”.
L’amministrazione di Sanza, incentivando l’uso dell’auto privata e immaginando code di pullman inerpicarsi sulla cima del Monte Cervati, conducendovi piccole folle di turisti, come al luna park, ritiene di promuovere “lo sviluppo”.
In realtà tutto quello che riuscirebbe a ottenere sarebbe il degrado di un’area naturalistica di eccezionale bellezza e importanza, pregiudicando altresì la possibilità per le presenti e future generazioni di Sanzesi, nonché per tutti noi, non solo di godere di tale bellezza e biodiversità, ma anche di ricavarne un vantaggio economico durevole nel tempo.
Avverso la realizzazione della “strada del Cervati” l’associazione ITALIA NOSTRA ha presentato ricorso al TAR di Salerno.
Con una “lettera aperta” diffusa tramite manifesti nei principali centri del Cilento e Vallo di Diano, le associazioni ambientaliste chiedono al Presidente dell’ente Parco di anticipare il giudizio del TAR e di annullare IN AUTOTUTELA i provvedimenti autorizzativi a suo tempo rilasciati dall’ente.
Comunicato stampa emesso da:
ITALIA NOSTRA – Associazione Nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione – sezione Cilento Lucano; CAI (club alpino italiano) – gruppo regionale campano; FUTURA CILENTO – associazione per lo sviluppo locale equo e sostenibile; RESTA Vallo di Diano; GET (gruppo Escursionistico Trekking) Vallo di Diano; circolo Legambiente Stella Maris di Agropoli.