Il territorio del basso Cilento è disseminato di torri di avvistamento (torri saracene) realizzate per impedire che gli incursori provenienti dal mare potessero raggiungere gli abitati interni. Le torri che possiamo ammirare oggi sono le ultime e le più numerose, una vera linea difensiva che si estendeva dalla capitale del Regno fino allo Stretto, contando ben 395 torri. Nella provincia di Salerno (l’antico Principato Citra), se ne contano 111, alcune delle quali più antiche (26) risalenti all’epoca sveva o angioina, mentre altre (12) furono costruite nel 1532. Molte di esse sono dislocate, ed ancora ben visibili, tra Ascea e Sapri. Ogni torre è posizionata in modo da poter osservare almeno un’altra torre o il castello di Camerota. Gli addetti alla sorveglianza costiera comunicavano tra loro utilizzando specchi o segnali luminosi. In tutto il Cilento le torri costiere sono 54: da Capaccio Sele, Paestum, Agropoli, (lungomare San Marco e spiaggia di San Francesco; a Castellabate, (Zappino, Torricella, Cannitiello) fino a Camerota (visibili sul Mingardo, Cala d’Arconte, Torre Zancale etc, proseguendo con San Giovanni a Piro fino a Sapri.
Il paesaggio della costa di Camerota è poarticolarmente ricco di queste strutture difensive risalenti al periodo vicereale, che facevano parte del sistema difensivo per proteggere la costa del sud Italia sin dall’epoca aragonese. Nel primo mezzo del 1500, gli ottomani sottomisero gli stati corsari del Mediterraneo e i sovrani locali furono costretti a costruire nuove difese costiere. Durante il periodo vicereale, in cui il Regno di Napoli era governato dalla Spagna attraverso un viceré spagnolo, vennero realizzate o rafforzate diverse torri per difendere i paesi e controllare le rotte mediterranee, anche a causa delle lotte per il predominio in Europa. Il viceré aveva a disposizione abili ingegneri e architetti civili e militari, e le spese per la costruzione delle torri dovevano essere suddivise tra la popolazione locale in base al numero dei fuochi (unità familiari) e al livello di pericolo. L’11 aprile 1538, il viceré Don Pedro da Toledo ordinò la riparazione o la ricostruzione delle strutture statali, coinvolgendo anche i detenuti nei lavori. Da qui ha origine la storia delle tredici torri di avvistamento di Camerota, che si estendono dal Mingardo alla Cala del Marcellino. Attualmente, due torri sono abitate, altre sono ben conservate, mentre alcune si trovano in stato di abbandono.