La sera della vigilia di Natale, in molti paesi del Cilento, vengono accese le focare, grandi falo’ ricchi di storia e tradizione. La “focara” e’ il frutto di un mese di lavoro durante il quale tutti gli abitanti del paese, dai piu’ piccini ai grandi, si dedicano alla raccolta della legna che sara’ utilizzata per ardere.
Di tronco in tronco si forma una pira rotonda, sul cui vertice, talvolta puo’ essere sistemato un pupazzo, che rappresenterebbe l’anno vecchio che brucia.
Da dove questa tradizione tragga origine non è certo: forse da antichi riti pagani.
La più grande fòcara d’Italia e di tutta l’Europa e, soprattutto, la più antica in Italia, si costruisce a Novoli, in provincia di Lecce, in occasione dei festeggiamenti in onore del patrono Sant’Antonio Abate.
Anche Dante cita le focare:
Nel XXVIII Canto dell’Inferno di Dante si parla di “vento di Focara”, dove qui “Focara” è un monte dal quale soffiano venti impetuosi che fan rincorrere i marinai a far voti.
«Tra l’isola di Cipri e di Maiolica non vide mai sì gran fallo Nettuno, non da pirate, non da gente argolica. Quel traditor che vede pur con l’uno, e tien la terra che tale qui meco vorrebbe di vedere esser digiuno, farà venirli a parlamento seco; poi farà sì, ch’al vento di Focara non sarà lor mestier voto né preco.» |
(Inferno XXVIII) |