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L’area Marina Protetta di Castellabate

L’area marina protetta Santa Maria di Castellabate, è stata istituita nel 2009 ed è un lembo di mare fra Tresino e Licosa che ricade completamente nel comune di Castellabate, nella provincia di Salerno ed è di competenza del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni. Nella zona, ricca di meraviglie della natura, si trova uno degli habitat più interessanti del Mar Mediterraneo, comprendente una grande varietà di specie sia animali che vegetali: l’Area Marina Protetta di Castellabate. Si possono trovare specie di animali poco note e naturalmente protette come il pesce pappagallo, i ricci di mare, le spugne, le gorgonie ed una menzione a parte va alla Siriella castellabatensis, un crostaceo misidaceo che è stato scoperto proprio a Castellabate.

Siriella vulgaris Hansen, 1910 – wikipedia

Non solo animali marini poco comuni, ma la zona è anche ricca di vegetali che non solo rivestono un ruolo fondamentale per la stabilizzazione del territorio, ma sono anche habitat perfetto per la riproduzione dei molti organismi, tra cui i pesci, che ne abitano il fondale.
La conformazione rocciosa sedimentaria dei fondali crea numerose spaccature che sono rifugio di animali e vegetali, creando uno spettacolo ricco e unico nel suo genere che non può non essere meta ambita per chi effettua immersioni o snorkeling, anche senza eccedere nella profondità, visto che già andando a fondo di poco, si possono ammirare specie di grande bellezza come madrepore e spugne.
Altra attrazione della zona sono le grotte, alcune accessibili anche a piedi, che mostrano ai visitatori uno spettacolo difficile da dimenticare. L’area marina è oggi suddivisa in tre zone, ognuna delle quali ha un suo regime e delle sue disposizioni tutte volte alla tutela e alla protezione della flora e della fauna presenti.

La zona A, che comprende la costa compresa tra punta Tresino e punta Pagliarola è quella soggetta a maggior tutela e che ha quindi le maggiori limitazioni, e in questo punto infatti è vietata anche la balneazione;

La zona B, che comprende il tratto di mare di Punta Tresino e il tratto di mare tra punta Torricella e punta dell’Ogliastro, è di riserva generale, e in questo punto sono permesse sia la balneazione che la navigazione, a condizione che non si superi una velocità di 5 nodi; la zona C, che comprende il rimanente tratto di mare, è quella con limitazioni molto circoscritte, pur rientrando anch’essa nell’area protetta.

Oltre alla natura, la zona riveste un ruolo importante anche a livello storico, dato che nel fondale di Licosa vivono ancora sommersi i resti di una villa romana e di una vasca per l’allevamento delle murene risalenti al periodo che va dal I secolo a.c. al I secolo d.c.

Importante anche il ritrovamento, davanti a San Marco, dei resti di Erculea, città che era uno scalo per tutte le navi che facevano rotta verso nord, inghiottita dal mare.

redazione

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