L’area carsica del massiccio degli Alburni – in grotta (video) - www.cilentano.it
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L’area carsica del massiccio degli Alburni – in grotta (video)

Il massiccio degli Alburni costituisce sicuramente una delle principali aree carsiche della Campania per la presenza di oltre 200 cavità e di alcuni sistemi carsici aventi sviluppi superiori a 3- 4 km . Tale rilievo presenta lungo il suo perimetro pareti molto acclivi del classico colore chiaro dei calcari da cui l’omonimo “Alburno”; si innalza come un enorme piastrone calcareo stratificato lungo circa quaranta chilometri e largo dodici, e bordato da valli solcate da copiosi e limpidi fiumi: Vallo di Diano, ad est, del Tanagro, a nord-est, del Calore, a sud-ovest e del Sele, a nord-ovest. Dal più basso bordo sud-occidentale, coincidente grossomodo con la quota 1.000 m slm, l’altopiano sale gradualmente e talora con bruschi gradoni verso nord-est fino alla massima elevazione dell’Alburno o Panormo ( 1.742 m ) cui fanno da contraltare le cime della Nuda ( 1.704 m ), dell’Urto ( 1.661 m ), degli Scanni ( 1.510 m ) e lo sperone del Figliolo ( 1.337 m ), formando le imponenti e caratteristiche pareti verticali delle creste nord-occidentali e sud-orientali che hanno valso al massiccio l’appellativo di “Dolomiti del Sud”.

La morfologia di questo vasto altopiano risulta poi ancor più articolata per la presenza di due profonde incisioni: la prima si sviluppa da Petina ( 700 m ) fino a Lo Scorzo ( 174 m ) individuando più a nord la dorsale di M. Forloso ( 1.102 m ); la seconda corrisponde invece al Vallone Lontrano ad oriente del quale gli Alburni digradano progressivamente verso il Vallo di Diano ed il Tanagro con una serie di elevazioni minori (M. Spina dell’Ausino, 1.445 m ; M. La Marta , 1.303 m ). I Monti Alburni si caratterizzano per la presenza di numerose aree naturalistiche di notevole importanza, prima fra tutte l’Oasi di protezione WWF di Serre Persano ove, tra la macchia ed i canneti lungo le rive del F. Sele, nidificano gli uccelli acquatici (anatre, svassi, cormorani, folaghe, aironi cinerini, gazzette, gallinelle d’acqua, ecc.) e ancora vive la rara e misteriosa lontra, simbolo dell’Oasi, che si osserva anche lungo tutta la media valle del F. Calore.

 Tratto da: Giulivo I., Santo A. (2005) – I Monti Alburni. In: Grotte e speleologia della Campania. Federazione Speleologica Campana, Elio Sellino ed., pp. 397-4

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