Artista rurale unico nel suo genere, lo scultore Guerino Galzerano (1922-2002) ha creato bellissime opere di ciottoli che si possono ammirare nel paese di Castelnuovo del Cilento. Questi grandi mosaici di pietre che affascinano per la loro complessità, sono il frutto di un’esistenza segnata dal lavoro e della sofferenza, dove proprio il concetto di durezza si tramuta in arte. Ecco la storia di Guerino Galzerano.
Una vita travagliata
Guerino nasce da un’umile famiglia contadina a Castelnuovo Cilento, nel 1922. Sin dalla tenera età la vita del futuro scultore è segnata da difficili eventi: dapprima la morte del padre e poi il tifo durante la Seconda Guerra Mondiale. Ai funerali del fratello viene ingiustamente arrestato con l’accusa di averlo ucciso solo perché – così si legge nei rapporti – era l’unico a non aver pianto. Verrà assolto solo dopo processo e nel 1956 inizia a lavorare in una fornace di mattoni. Successivamente, Guerino decide di trasferirsi in Germania, da dove rientrerà nel 1970: in questo anno accadrà qualcosa che lo cambierà per sempre. Durante uno scontro verbale con la madre del presunto amante di sua moglie Teresa, Guerino reagisce male: recuperando un fucile in una casa aperta, ferisce la donna, per poi recarsi nei campi e uccidere un’amica della moglie, ritenuta da lui la diretta responsabile dell’adulterio. Inizialmente cerca di sfuggire alla giustizia, ma poi decide di costituirsi e finisce nel manicomio criminale di Aversa, dove resterà sino al 1977.
L’arte di Guerino Galzerano
Nel manicomio fiorisce l’arte di Guerino Galzerano: qui infatti c’è un giardino, dove l’uomo comincia a mettere assieme ciottoli e sassolini formando dei mosaici. Guerino sostiene di aver imparato questa tecnica durante la permanenza in Germania e le sue opere sono così belle da valergli alcune licenze.
Quando esce dal manicomio, l’artista continua a produrre sculture nel paese d’origine, Castelnuovo Cilento, dove ancora sono disseminate in vari punti. Per crearle si reca nei fiumi e in luoghi dove seleziona uno per uno i sassolini, che trasporta in sacchi pesantissimi. Guerino muore nel 2002, creando sculture sino alla fine. La straordinaria testimonianza lasciata dalla sua arte è visibile presso la sua casa, il giardino sotto il castello medievale, il borgo di Santa Caterina e la tomba monumentale nel cimitero.
I luoghi da non perdere
La casa di Guerino, rimasta inabitata durante gli anni in manicomio, è essa stessa un’opera: lo scultore la riveste con i ciottoli all’esterno, ma crea anche elementi architettonici come archi e vasi. Gli abbellimenti continuano all’interno, dove prendono forma mensole, portabottiglie e intere pareti, tutto fatto con i sassolini. In questo ambiente-mosaico si trovano cornucopie nelle vesti di portaoggetti, ma anche lampade e cesti pendenti dal soffitto. Invece nel giardino sotto la torre medievale di Castelnuovo Cilento l’artista riveste ciò che già esiste di pietre, ma crea pure nuove sculture, per esempio sedie, come a voler accogliere qualsiasi ospite passi di lì. Sulla parete esterna, una lastra recita: “Se bruciano il campo di grano seminatelo, se distruggono la vostra casa ricostruitela”, una massima che riassume bene lui e la sua vita.
Perfino il suo monumento funebre viene tramutato in arte: una tomba tutta di ciottoli con delle croci svettanti nel cimitero paesano, dove lui lascia al posto di una firma l’impronta della mano.
Fuori dal centro, nella contrada Santa Caterina, è possibile invece visitare un’altra straordinaria creazione: un grande castello di sassolini con elementi architettonici ben definiti quali colonne, sculture, nicchie, tavoli e sedie.