Nelle terre avvolte dalla bruma del tempo, lungo le rive serpeggianti dell’Alento, sorgono due colline gemelle, eterni testimoni di un passato ormai sussurrato dal vento. Sulla collina ad est, maestoso e fiero, si erge Castelnuovo Cilento, mentre a ovest, l’eco di un tempo perduto risuona tra i ruderi di quello che fu l’antica Torricelle. Una volta, Torricelle era un gioiello di vita e prosperità, un crogiolo di destini e sogni intrecciati. Documenti antichi, ingialliti dal tempo, narrano di una comunità fiorita già nell’anno 1009, testimoniata da antichi atti giuridici di dispute tra abati di monasteri vicini. Ma di questo glorioso borgo, ora rimangono solo sussurri e leggende.
Le cronache perdute nel tempo raccontano di un periodo oscuro, segnato da invasioni spietate e razzie devastanti da parte dei pirati. Gli abitanti di Torricelle, una volta orgogliosi e indomiti, furono costretti a fuggire, cercando rifugio nei villaggi vicini, come le terre di Stella Cilento e il nascente villaggio di Bonafides, oggi noto come Amalafede. La leggenda, custode della memoria del borgo ormai scomparso, dipinge un quadro di un’epoca dorata, quando la roccaforte era un baluardo di ricchezza e fertilità. Situata in un luogo strategicamente invulnerabile, con le spalle protette dagli insediamenti amici e un fronte aperto su una vallata inaccessibile, Torricelle era una fortezza inespugnabile. Vi era in loco una campana, dal suono possente, che segnalava gli abitanti in caso di pericolo.
La storia di Torricelle è anche una storia di superbia e di un tragico errore. Una notte, in un impeto di baldanzoso scherzo, la campana fu suonata senza motivo, scatenando la corsa armata degli alleati verso un nemico inesistente. L’ilarità di quell’inganno fu breve, poiché quando il vero pericolo si abbatté sul paese, nessuno rispose al suo grido d’aiuto. Così, la roccaforte cadde, saccheggiata e consumata dalle fiamme.
Il finale di questa storia si biforca in due leggende. In una, il duca di Torricelle, nella disperazione di salvare la sua famiglia e il tesoro, tentò la fuga attraverso un passaggio segreto sotto la collina verso Castelnuovo. Ma il destino fu crudele: il tunnel crollò, sigillando per sempre il loro destino. Nell’altra, i pirati, puniti dalla loro stessa avidità, sprofondarono nel mare. Così, tra le rovine di Torricelle e nei fondali dove il fiume Alento sfocia (Casal Velino), si dice che risiedano gli spiriti di coloro che un tempo vissero e morirono per la loro terra, custodi di un tesoro che non ha mai visto la luce del giorno.