di Renato Leproux – La magicità del Cilento la si scorge già nel suo nome, che evoca terre lontane e tempi antichi. È proprio la sua storia millenaria ad aver modellato un territorio ricco di fascino e di bellezze. Lasciamoci trasportare in questo parziale e suggestivo viaggio alla scoperta della baronia del Cilento!
L’epoca longobarda e normanna
Fin dall’epoca longobarda il Cilento visse sotto l’influenza dell’abbazia di San Vincenzo al Volturno, che favorì lo sviluppo di centri agricoli e commerciali. Successivamente i principi Longobardi della dinastia dei Dauferidi governarono il Cilento come gastaldato autonomo. Con l’avvento dei Normanni il territorio entrò a far parte dei possedimenti del conte normanno Roberto il Guiscardo. A partire dal XII secolo la regione passò sotto il controllo dei Sanseverino, principi di Salerno, che diedero vita alla Baronia del Cilento. Il loro dominio durò fino al XVI secolo, quando l’ultimo feudatario Ferdinando Sanseverino fu costretto all’esilio. Iniziò così il declino del Cilento.
La congiura dei Baroni nel Cilento
Sul finire del XV secolo, il Regno di Napoli viveva una fase di transizione. Dopo la morte di Alfonso d’Aragona, succeduto a Renato d’Angiò nel 1442, il trono passa al figlio illegittimo Ferrante. Questi, proseguendo l’opera paterna, tenta di centralizzare il potere e modernizzare lo Stato, suscitando l’ostilità dell’aristocrazia feudale. I nobili mal sopportavano i tentativi del sovrano di limitare i loro privilegi e la crescente ascesa della borghesia mercantile, favorita dalle riforme regie.
L’ascesa della borghesia urbana
In particolare, lo sviluppo dei commerci hadato origine ad una nuova classe borghese, dedita agli affari e arricchitasi grazie ai traffici mercantili. Questa nuova forza sociale ambiva ad ottenere un ruolo politico, indebolendo il potere assoluto dei baroni. Una prospettiva che spaventava i nobili, gelosi dei loro antichi privilegi. Un humus di malcontento che sfocia, nel 1485, in una rivolta guidata da Antonello Sanseverino, il principe di Salerno. Questi, assieme ad altri esponenti dell’alta nobiltà, decide di organizzare una congiura per rovesciare il potere di Ferrante e restaurare gli antichi privilegi baronali.
I baroni si preparano alla rivolta, La congiura prende forma nel Cilento
Per attuare il loro piano, i baroni scelgono come quartier generale il Castello di Teggiano, roccaforte dei Sanseverino. Qui Antonello convoca i principali casati dell’aristocrazia feudale, tra cui Caracciolo, Orsini del Balzo, Acquaviva e Coppola. Riuniti nella terra d’origine dei capi della rivolta, i nobili pianificano nel dettaglio la congiura.
L’isolamento del re
L’obiettivo è isolare il re nella capitale, tagliando le vie di accesso, per permettere alle truppe papali di invadere il regno. Una manovra coordinata per cogliere di sorpresa la corona ed imporre le proprie richieste, prima fra tutte una drastica riduzione della pressione fiscale a loro carico. I baroni sono decisi a tutto per ripristinare i propri antichi poteri e arrestare il processo di centralizzazione dello Stato portato avanti dalla dinastia aragonese.
La reazione di re Ferrante, il re anticipa le mosse dei baroni
Tuttavia, il re fiuta il pericolo e decide di giocare d’anticipo. Muove il suo esercito contro i ribelli, sconfiggendoli nella battaglia di Montorio e facendo arrestare i capi della rivolta. Colti di sorpresa, alcuni baroni ripiegano e giurano nuova fedeltà al sovrano. Ma la vendetta di Ferrante è spietata: convoca a tradimento i nobili a Castel Nuovo, con il pretesto delle nozze di un nipote, e li fa giustiziare a sorpresa nella Sala dei Baroni. Un bagno di sangue che segna la fine della rivolta e il trionfo della corona.
Il bagno di sangue nella Sala dei Baroni
La sala prende il nome proprio da questo tragico evento. Il re non esita a colpire duramente i cospiratori per dare un esempio ai potenti feudatari, ricordando loro chi detiene il potere supremo nel regno. Con questo gesto brutale, Ferrante stronca ogni ulteriore tentativo di rivolta nobiliare.
Le conseguenze per il Cilento, Teggiano paga il prezzo più alto
Gli strascichi della congiura si fanno sentire a lungo nel Cilento. Teggiano in particolare, roccaforte dei Sanseverino, subisce pesanti ritorsioni da parte regia. Il castello, simbolo del potere baronale, è raso al suolo e la città perde importanza politica. Anche il principe Antonello paga cara la sconfitta: spogliato di tutti i titoli e i beni, muore in povertà pochi anni dopo, lontano dalla sua terra. Un duro colpo per l’aristocrazia locale, che esce indebolita da questa prova di forza con la monarchia.
Il Cilento perde centralità
Più in generale, l’intero Cilento vede ridimensionato il suo ruolo strategico dopo la debacle dei baroni. Da fulcro della rivolta a periferia marginale, la regione sconta a caro prezzo l’aver ospitato i nobili ribelli. Ne consegue un declino politico ed economico che segnerà per secoli le sorti di questa terra un tempo tanto ambita.
Il significato storico, la modernizzazione del Regno
Nel complesso, la Congiura dei Baroni segna una tappa decisiva nel processo di unificazione del Regno di Napoli sotto l’autorità regia. La vittoria di Ferrante ridimensiona il potere dei feudatari, rafforza le istituzioni statali centrali e accelera quel processo di modernizzazione ostacolato dai nobili. La sconfitta dei baroni, inoltre, fa emergere nuove classi sociali, come la borghesia mercantile, favorendo i commerci e l’economia.
Un punto di svolta
Ragion per cui, pur nella sua breve durata, questo episodio risulta di grande importanza per comprendere la transizione del Mezzogiorno dal sistema feudale ad uno Stato di tipo moderno. Il Cilento, ancora una volta, si trova al centro di profondi rivolgimenti, da semplice teatro a vero motore del cambiamento.
La Congiura dei Baroni rappresenta un punto di svolta epocale, che cambia per sempre gli equilibri di potere nel Regno di Napoli e accelera quelle spinte innovatrici che stavano lentamente disgregando l’antico mondo feudale.
La divisione feudale
Con la cacciata dei Sanseverino, la Baronia fu spezzettata in piccoli feudi, assegnati a nobili napoletani. Questi amministrarono il territorio tramite delegati, senza mostrare alcun interesse per lo sviluppo della regione. Il Cilento conobbe così un progressivo isolamento.
Principali centri storici
Palazzo Landulfo a Pisciotta
La storia di Palazzo Landulfo affonda le sue radici in un passato lontano, è stato infatti costruito attorno al 1600. Con il suo stile barocco, questo palazzo è un esempio straordinario di architettura che ha resistito al trascorrere del tempo, divenendo un testimone mutevole di eventi storici cruciali. Uno degli aspetti più affascinanti di Palazzo Landulfo è il suo legame con le nobili famiglie che ne hanno fatto parte nel corso dei secoli. La famiglia Landulfo, da cui il palazzo prende il nome, ha contribuito in modo significativo alla crescita economica e culturale della comunità locale. Attraverso le generazioni, il palazzo è stato il centro di incontri aristocratici, celebrazioni sontuose e momenti chiave che hanno sancito la storia di Pisciotta. La magnificenza di Palazzo Landulfo non passa di certo inosservata, ed emerge nei dettagli architettonici che ornano la struttura. Le colonne finemente intagliate, le facciate elaborate e le cornici delle finestre esprimono un’arte e una maestria artigianale che riflettono l’epoca in cui è stato costruito. I dettagli architettonici non sono solo espressioni di bellezza, ma rappresentano anche la visione e la sensibilità estetica di coloro che l’hanno costruito e decorato.
Palazzo Landulfo è stato testimone di numerosi eventi storici che hanno plasmato la storia locale: dalle guerre e carestie, alle epoche di prosperità e ricchezza, la struttura ha agito come palcoscenico per il susseguirsi degli avvenimenti. Le sue sale hanno ospitato illustri personalità, negoziati diplomatici e incontri che hanno contribuito a definire il destino della regione, che si manifesta oggi in tutta la sua bellezza.
Essendo una struttura molto antica, negli ultimi decenni, Palazzo Landulfo è stato oggetto ed ha necessitato di attenti interventi di restauro per conservarlo al meglio. Grazie agli sforzi congiunti di organizzazioni locali, appassionati di storia e professionisti del restauro, il palazzo ha mantenuto la sua integrità strutturale e architettonica. Questi sforzi sono cruciali per garantire che le generazioni future possano ammirare e apprezzare questo capolavoro storico, diventato ormai un fiore all’occhiello per tutto il Cilento. Oggi, Palazzo Landulfo si apre al pubblico, offrendo visite guidate e eventi culturali che consentono ai visitatori di immergersi completamente nella sua storia affascinante e nella sua bellezza. Diverse generazioni approdano in questo luogo per goderne la magnificenza, e non solo gli abitanti del posto, ma anche turisti che provengono da ogni parte del mondo.
Castel San Lorenzo
Sorto in epoca longobarda, il borgo conserva la cinta muraria e la struttura urbanistica medievale. Il castello domina dall’alto il panorama collinare. Meritano una visita la chiesa di San Pietro del XII secolo e quella trecentesca di Sant’Angelo.
Castellabate
Incantevole borgo arroccato su un promontorio a picco sul mare, offre scorci pittoreschi sul porticciolo e sulla costa. Cuore pulsante è il castello dell’Abate, risalente al XII secolo. Da non perdere la basilica di Santa Maria de Gulia del XVII secolo.
Pioppi
Rinomata località marittima, è stata meta prediletta di artisti e letterati. Quì ha vissuto Ancel Keys, uno scienziato americano noto per i suoi studi sulla nutrizione e per il suo coinvolgimento nello sviluppo della teoria della dieta mediterranea. Negli anni ’50 e ’60, Keys condusse lo studio dei “Sette Paesi”, che esaminò i modelli alimentari e la salute cardiovascolare in sette regioni del mondo, tra cui il sud Italia, rappresentato anche dal villaggio di Pioppi nel Cilento.
Ancel Keys osservò che gli abitanti del Cilento avevano una dieta ricca di alimenti tipici della dieta mediterranea, come olio d’oliva, pesce, frutta, verdura e cereali integrali. Questa dieta sembrava associata a una buona salute cardiovascolare e a una lunga vita.
Pioppi è diventato particolarmente noto negli ultimi anni grazie al libro “The Pioppi Diet” di Aseem Malhotra e Donal O’Neill, che ha promosso uno stile di vita basato sulla dieta mediterranea. Il libro ha attirato l’attenzione sulle abitudini alimentari e di vita della popolazione di Pioppi come esempio di uno stile di vita sano.
Le bellezze naturali – Il parco nazionale del Cilento, Valo di diano ed Alburni
Istituito nel 1991, il parco tutela un territorio vasto e variegato, ricco di biodiversità. Comprende ambienti costieri, collinari e montani di grande pregio. Sono presenti oltre 2000 specie vegetali, tra cui alcune molto rare. Anche la fauna è assai diversificata, con mammiferi come il lupo appenninico e l’istrice. Una vera ricchezza naturalistica.
Costa e spiagge
Il litorale cilentano si estende per oltre 100 km tra scenari mozzafiato. Le acque cristalline lambiscono calette sabbiose, falesie rocciose, grotte suggestive. Località come Palinuro, Camerota, Acciaroli sono mete ambite per la balneazione. Ma anche i borghi meno noti riservano scorci di rara bellezza.
Monti e altopiani interni
L’interno collinare e montuoso custodisce angoli incontaminati e panorami vertiginosi. Tra le vette più note vi sono il monte Bulgheria e il Cervati, cima più elevata del Cilento. L’altopiano del Cilento centrale presenta un paesaggio più dolce di colline digradanti verso il mare. Luoghi ancora autentici dove immergersi nella natura.
Cultura e tradizioni, l’arte e l’architettura
L’eredità artistica del Cilento rispecchia le dominazioni succedutesi nei secoli. Accanto a reperti archeologici di epoca romana, si ammirano chiese medievali, palazzi nobiliari, eleganti architetture sette-ottocentesche. Particolarmente diffuse le costruzioni rurali in pietra, perfettamente integrate nel paesaggio.
Prodotti tipici ed enogastronomia
La cucina cilentana è semplice ma gustosa, basata su ingredienti genuini: pasta fatta in casa, verdure, formaggi locali, salumi insaccati secondo antiche ricette. Immancabile è la mozzarella di bufala campana DOP. Tra i vini spiccano il rosso Aglianico e il bianco Fiano, entrambi con denominazione di origine.
Feste e folclore
Manifestazioni folkloristiche come la Tammurriata esprimono l’anima più autentica della cultura popolare. Carnevali mascherati, eventi religiosi, rievocazioni storiche animano i borghi nel corso dell’anno. Il tutto all’insegna della convivialità e del buon cibo. Il Cilento è una terra ospitale che va vissuta con lentezza, per coglierne ogni sfumatura.
Eccoci giunti al termine di questo viaggio, spero sia stato piacevole! Il Cilento custodisce tesori naturali e culturali tutti da scoprire. Lasciatevi incantare dalle sue bellezze senza tempo.
Torneremo ai Baroni… ed alla storia, anche a Torchiara… chissà di questo fantastico Cilento…
Renato Leproux