di Guido Santangelo – Oggi voglio parlarvi di una mia intervista fatta ad un contadino cilentano perché volevo capire un po’ l’origine dello spopolamento delle periferie. Infatti bisogna premettere che il problema dello spopolamento non è solo un problema che riguarda il Cilento, ma interessa tutto il territorio nazionale. Questa è un’importante opportunità perché sono le persone semplici, ma con esperienza a conoscere il problema ed indicare la soluzione migliore.
Il Signore fa una breve premessa: “bisogna guardare al territorio con rispetto e come un’opportunità e non con diffidenza, è necessario far crescere negli abitanti la fiducia nel futuro e venire incontro alle esigenze ed alle aspettative di tutti i cittadini. Oggi i cittadini cilentani” – mi confida – “si sentono emarginati per via della troppa burocrazia e l’assenza della libertà d’iniziativa e impresa.
Mi fa notare che: “una volta grazie allo sfruttamento della libertà d’azione nascevano e crescevano tante imprese a conduzione familiare” – ed aggiunge– “se ai miei tempi bisognava fare questo percorso ad ostacoli di oggi, noi morivamo di fame. Voglio dirti che con l’avvento di tutte le limitazioni e la gara di chi era capace ad inventarsi qualcosa per limitare la libertà d’impresa è iniziata l’emigrazione.”
Queste riflessioni fatte da una persona che conosce non solo il territorio ma molto esperta di economia, dovrebbero essere usate per riparare ai danni provocati nel tempo da leggi e regolamenti che hanno finito per distruggere l’economia e le tradizioni.
“Una volta le stalle venivano costruite in economia e molte volte si usavano materiali di recupero, erano dei ricoveri per gli animali e l’importante era la copertura e la protezione dal freddo, oggi si fa prima a rinunciare di lavorare che pensare a fare una stalla e guardare al futuro e costruire un’azienda.
Stessa cosa per le altre attività agricole, il problema è uno solo e molto semplice, vogliono parlare di lavoro chi non ha mai lavorato e non è capace di distinguere una mucca da una capra.
Come si può pensare di discutere con persone del genere che usano la presunzione per nascondere la propria incompetenza.”
Il Signore non le manda a dire ed è molto schietto e pratico: “se non si torna a lavorare e lasciare spazio alla libertà d’iniziativa non si andrà da nessuna parte. E allora cosa bisogna fare? Per fare un ricovero per gli animali ad esempio bisogna lasciar fare a chi vuole intraprendere l’attività di allevatore. E’ lui che deve essere capace e conoscere le proprie possibilità ed i propri limiti.”
Cosa ne pensa della marcia dei trattori?: “Sacrosanta ma tardiva. Faccio un esempio: le casette di campagna sono dei monumenti storici da valorizzare e che rappresentano un patrimonio per tutta l’umanità, oggi possiamo ammirarle, ma se allora ci fosse stata la burocrazia di oggi non esisterebbero.
Le casette di campagna sono la memoria storica di tanti sacrifici e di tanto lavoro e, al tempo stesso, la testimonianza di tante serate e notti passate insieme alla natura ed alla speranza di un domani migliore.
Se prima di iniziare un’ attività si legge tutto quello che la burocrazia richiede, uno rinuncia subito: il capitale richiesto è notevole, le limitazioni tantissime ed ecco servito il fallimento della burocrazia.
La burocrazia soffoca lo spirito di iniziativa e genera lo sperpero del capitale perché nel frattempo si chiedono i permessi sono finiti i soldi. Il lavoro in Europa è soffocato dalla burocrazia italiana ed europea un mix mortale.” – conclude.