Ogni luogo in Italia reca con sè un fascino unico, dato dai suoi paesaggi, dalla sua storia, dalle tradizioni e dal patrimonio gastronomico, spesso dalle origini antichissime e per questo preservato gelosamente. Il Cilento non fa certamente eccezione: si tratta di un’area della Campania meridionale parte della provincia di Salerno, ricchissima di cose da vedere e da fare. Il Cilento è una terra mitologica, legata a personaggi come Ulisse che nel mare antistante le coste cilentane pare abbia incontrato le sirene, ma anche al nocchiere di Enea, Palinuro, che qui naufragò dando poi il nome al promontorio di Capo Palinuro.
Tra le cose da vedere in Cilento c’è il paese di Teggiano, piccolo gioiello medioevale situato nel cuore del “Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano” dichiarato Patrimonio dell’UNESCO: la sua tipicità, propria poi dell’intero territorio, è il peperone crusco, vera leccornia da assaggiare assolutamente durante un viaggio in Cilento.
Alla scoperta del peperone crusco del Cilento
Passeggiando tra i vicoli dei borghi cilentani si scorgono balconi e usci di case agghindate da quelle che sembrano decori in ceramica rossa, luccicanti al sole. In realtà sono i famosi peperoni cruschi del Cilento, vera tipicità gastronomica da assaggiare in purezza o all’interno dei tanti piatti della tradizione del posto. A Teggiano il peperone crusco si chiama sciuscillone, un nome che rimanda alla pianta di carruba chiamata dai locali sciuscella, di cui condivide la forma curiosa. Il suo commercio si sviluppò in tutto il sud Italia dal ‘500 in poi in tutta l’antica regione della Lucania, che comprendeva la Basilicata, il Cilento e anche una piccola parte della Calabria. Come avviene oggi, anche in passato il peperone crusco era presente in tutte le casa, in quanto era un alimento buono che si poteva conservare a lungo grazie alla tecnica dell’essiccazione all’aria aperta e al caldo sole che bacia la terra del Cilento e del Valle di Diano.
Come si fanno e come gustarli
Il peperone crusco nasce da una specifica varietà di cosiddetto corno di capra e può arrivare a misurare fino a 32 cm. Il suo sapore, particolarmente aromatico e dolce, è legato proprio alle caratteristiche del terreno del Cilento e al suo clima. Si pianta generalmente a ottobre e, una volta raccolto, viene essiccato al sole per 45-50 giorni. Molte massaie posizionano vere e proprie collane di peperoni cruschi all’aria aperta, create con del filo.
Una volta ben essiccati, è il momento di consumarli, magari sbriciolate sopra del pane abbrustolito con un filo d’olio, oppure in insalate, sui formaggi, sulla carne o come condimento per la pasta. Tra i piatti più famosi del Cilento che hanno peperoni cruschi come ingrediente principe ci sono la zuppa di verdure, i triddi di Rofrano (pasta con farina di castagne condita con aglio, olio e peperoni cruschi) oppure Patan’e Cicci. Si tratta di una grossolana purea di patate con polvere di peperoni cruschi del Cilento fritta e fagioli: una leccornia tutta da provare e assaporare durante una vacanza nel “Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano”.