Sebbene fortemente rimaneggiato, il Castello Baronale di Sant’Angelo a Fasanella attira ancora l’attenzione di chi visita l’omonimo borgo, esattamente come ha sempre fatto, fin dalla sua nascita. Monumento iconico del comune cilentano, domina il moderno abitato rendendolo riconoscibile anche da lontano. Ed è proprio il panorama che è possibile dominare dall’alto della collina sulla quale è arroccato a renderlo speciale e a farlo diventare una tappa imprescindibile della visita al borgo.
La storia del Castello di Sant’Angelo a Fasanella
Citato da alcuni documenti risalenti al periodo feudale (prima dell’anno 1000), il castello baronale di Sant’Angelo a Fasanella ha attraversato numerose epoche, giungendo fino a noi con un aspetto molto diverso da quello che doveva avere in principio.
Quello che abbiamo la fortuna di ammirare è un edificio fortemente rimaneggiato e quasi interamente riedificato tra il 1350 e il 1530. Danneggiato da numerosi terremoti, tra cui quello rovinoso del 1980, il castello di Sant’Angelo a Fasanella sorge immediatamente a sud dei Monti Alburni, a una manciata di chilometri dalla vetta del Monte Panormo.
A ovest, invece, si estende la piana del Sele, a sua volta delimitata a sud dai primi contrafforti cilentani e a nord dai Monti Picentini. La porzione più antica della cinta muraria, realizzata intorno all’anno 1000, corre lungo un sentiero percorso da centinaia di persone ogni anno. Parliamo del cammino che porta fino alla grotta di San Michele Arcangelo. Anticamente, le mura del castello di Sant’Angelo a Fasanella si estendevano fino ad inglobare le abitazioni di contrada Basso la Terra, situata al di là del fiume.
Intorno al 1350, le mura di cinta furono ricostruite di fianco al castello e rafforzate mediante l’aggiunta di una grande torre angolare e di alcuni contrafforti, che rendono la struttura ancora più imponente. Considerata la frequenza con cui i terremoti hanno martoriato la zona nel corso del tempo, è possibile che tali contrafforti siano stati aggiunti più di recente, tra il XVII e il XVIII secolo. La collocazione del castello, situato su un’altura a difesa del sottostante borgo, ha reso questa fortezza strategica e ambita da numerosi signori della zona. In epoca medievale, il castello era dotato di quattro grandi porte d’accesso, ognuna indirizzata verso un punto cardinale. I portali erano così chiamati: San Prisco (che guardava a ovest), Pescatura (a est), Ortale (a nord) e San Bernardino (a sud).
Descrizione e curiosità
Attualmente, il castello appartiene alla famiglia Leggio, che lo ha frequentato fino al sisma del 1980, evento che lo rese inagibile. Come accennato poc’anzi, l’antica fortezza cilentana è il risultato di secoli di modifiche e ristrutturazioni, spesso parziali. Tracce dell’antica cinta muraria sono visibili sul lato sud del castello, di fianco al sentiero che conduce alla grotta di San Michele Arcangelo. Oltre alla grandiosa torre angolare, meritano una menzione i locali sotterranei, che in passato dovevano ospitare le cucine e la dispensa. Al piano terra, invece, vi erano gli impianti destinati alle attività agricole, ampie cantine vinarie e olearie e un frantoio per la molitura delle olive. Il castello sorge fiero in cima a un’altura, a circa 600 metri sul livello del mare.
Circondato da mura spesse e resistenti, ulteriormente rafforzate da contrafforti e torri di guardia, era dotato anche di un ampio fossato. A sud, la porta di San Bernardino prendeva il nome da un’antica chiesetta che recentemente è stata oggetto di un discutibile restauro. A nord, invece, spiccava la porta Ortale, realizzata per collegare la fortezza alle alture situate alle sue spalle e, quindi, per offrire una via di fuga ai suoi abitanti in caso di attacco. La porta Pescatura immetteva direttamente sulla strada che conduce al fiume, mentre la porta di San Prisco guardava a ovest e conduceva a un’altura dalla quale era possibile osservare l’intera vallata sottostante, fino alle coste del mar Tirreno.