In quel grigio pomeriggio di marzo, tra le mura massicce del Palazzo di Versailles, risuonò l’eco di una rivoluzione pacifica e silenziosa, eppure dirompente come i cannoni della presa della Bastiglia. Con un voto che parve un tuono nell’aria rarefatta della storia – 780 sì contro 72 no – i due rami del Parlamento francese, riuniti in sessione congiunta, compirono un gesto epocale: iscrivere nella Costituzione della République il diritto all’aborto per le donne di Francia.
Un principio tanto ovvio eppure così arduo da far breccia nei secoli di pregiudizi e riottosità maschili. Quel giorno, Versailles non fu solo culla di re assoluti, ma anche luogo natale di un nuovo assolutismo: quello dei diritti civili al femminile, sbocciati nei giardini della ragione dopo una luttuosa gestazione.
Il Guanto di Sfida Oltre Atlantico
Questo passo dei giacobini del terzo millennio non fu però un mero esercizio di stile legislativo. No, rappresentò ben altro: un guanto di sfida lanciato oltre l’Atlantico, verso quelle terre un tempo fucina di ideali di libertà, oggi rimbalzate all’oscurantismo giuridico più bieco. Quando i giudici di quella Corte Suprema eressero la loro torre d’avorio per ribaltare la storica sentenza Roe v. Wade, qualcuno doveva pur raccogliere il drappo dei diritti calpestati.
E fu la Francia di Macron ad arruffare quel vessillo, inalbernandolo sui palazzi della Republique. Un atto di coraggio civile, un porre un argine al volgere indietro delle lancette del progresso. Un rifiuto di quell’aborto dei principi perpetrato da una parte d’America, rimbalzata aipregiudizi di secoli remoti. La grandeur francese una voltaInsorse per esportare la libertà con la punta delle baionette, stavolta lo ha fatto con la punta di una penna d’oca.
Il faro di Francia
Ma l’ambizione di questa legge oltrepassa i confini esili dell’Esagono. Nelle parole della ministra Aurore Bergé, infatti, si cela un’aspirazione più vasta: che il gesto della Francia diventi un faro per l’intera Unione. Un lume che possa squarciare le tenebre dell’arretratezza in cui alcune regioni d’Europa sono ancora avvolte sul tema dell’aborto. Un cammino a ostacoli, quello dei diritti civili della donna, con sentieri che si fanno tortuosi di paese in paese, in un groviglio di norme diseguali.
La Francia ha però acceso un lume, una bussola per quelle nazioni che ancora brancolano nell’oscurità del pregiudizio. Un richiamo alle insegne della civiltà e del progresso, come quando Gallia chiamava i barbari alla vita della polis. Ora il modello cui ispirarsi è Parigi, che di nuovo si fa promotrice di quei princìpi di libertà che ne fecero un tempo la culla. Un ardente monito alle altre capitali affinché lo seguano su quella via senza più dare retta agli araldi del buio.
La Rivolta Gioiosa
E mentre i palazzi del potere assaporavano l’ebbrezza del cambiamento, fuori, nelle strade di tutta la Francia, un’onda di giubilo scardinava ogni regola del contegno. Erano le donne, le autentiche vincitrici di quella battaglia, a prendere d’assalto le piazze con danze di trionfo e cori di gioia incontenibile. Un’esplosione di colori e voci che riversava sui selciati la foga a lungo compressa di chi ha atteso decenni per vedere compiuta una tale rivoluzione dei costumi.
Sembrava di udire l’eco lontana delle rivoluzionarie che invasero Versailles in quella famosa giornata d’ottobre. Ma stavolta i forconi erano sventolanti stendardi dai toni accesi, e gli smunti poveracci erano battagliere amazzoni dai capelli al vento.
Una festa della libertà come non se ne vedevano da tempo sui boulevards, scandita da grida di vittoria che somigliavano a un inno più che a un tumulto. L’urlo della civiltà contro la sopraffazione, il sogno della parità fatto carne nella realtà più manifesta.
La Vetta e il Cammino
Questa conquista dei diritti femminili non rappresenta però un traguardo, bensì una vetta da cui rifiatare prima di riprendere l’ardua salita. Come gli alpinisti sulla cima di un monte dopo aver scavato la neve con le mani, le donne di Francia possono ora bearsi della vittoria, ma non abbandonarsi all’ozio.
Altre sfide si profilano all’orizzonte, altre forche caudine da varcare per rendere l’aborto una scelta davvero libera e consapevole, non una necessità amara. Urge garantire ovunque un’educazione sessuale compiuta, abbattere gli steccati che ancora ostacolano la diffusione dei contraccettivi, assicurare un sostegno universale alle madri che fuggono dalla spirale dell’indigenza.
Solo così il diritto appena conquistato potrà essere un’arma di riscatto e non una resa forzata alle circostanze avverse. La Francia ha aperto un sentiero, toccherà ora alle sue donne percorrerlo con la stessa indomita costanza che le ha condotte fin qui, nel solco della propria emancipazione. Una rivoluzione appena iniziata che attende ancora le sue eroine.