di Cosmo Guazzo – Famiglia “Casa Gasparro, un’azienda in continua evoluzione, partita molti anni fa (N.d.R.: brochure: “nel 1972 Antonio e Carmela si sposano e tre sciami di api, custoditi in piccole arnie, furono offerti in dote dal padre della sposa allo sposo. Nasce la famiglia Gasparro e così l’azienda agricola. Le coltivazioni, gli allevamenti e i terreni si sviluppano su circa 30 ettari in area contigua al Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni di cui è concessionaria per l’utilizzo del marchio di tutela. Fiore all’occhiello dell’azienda è l’allevamento allo stato semibrado di suini di antica razza pelatella rinomati per il grasso nobile e salubre che conferisce sapidità e morbidezza alle carni. Di grande pregio sono i vitigni autoctoni come l’Aglianicone che insieme ai mieli e all’olio extravergine di oliva esprimono l’antico legame con il territorio”).
Oggi, quest’azienda, intende fare un salto di qualità, organizzando un’attività, in primis, una continuazione dell’attività già in corso [(n.d.r.: “U’ TERRANO” agribottega gastronomicaemporio, enoteca e agriturismo con prodotti tipici e piatti della tradizione. Allevamento, macelleria e braceria di maiale nero antica razza pelatella – via Ponte Rotto, 3 – 84069 Roccadaspide (SA) – info@famigliagasparro.it emporio.famigliagasparro.it @: famigliagasparrol972 #famigliagasparro Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni”)] dall’altro versante, organizzando un’attività ricettiva ex novo e con caratteristiche “uniche” e rinomate sul piano della location, a livello locale, provinciale e nazionale. Di tutto ciò, ne parliamo con Gerardo Gasparro, titolare e rappresentante legale di questa nuova azienda (agrituristica) e della precedente.
D.: Sig. Gasparro, ci puoi presentare, con un excursus, la tua azienda; come è nata e qual è il percorso che stai strutturando, oggi!
R.: “L’azienda agricola nasce nel 1972, dal momento in cui, mio padre e mia madre si sposano e innescano un meccanismo di “azienda agricola”, nel contesto del tempo, quindi, partendo dal lavoro nei campi, per quanto riguarda le olive. Mio nonno diede come dote a mio padre degli sciami d’ape, che all’epoca venivano chiamati “cupoli”, in pratica, la cassa dove all’interno c’erano le api, che furono donati a mio padre. Mio padre, successivamente iniziò un procedimento di apicoltura, aumentando, poi la quantità di sciame. Contestualmente, comprò un terreno con un vigneto all’interno, quindi, l’azienda agricola, nacque già nel 1972; continuata fino agli anni più o meno 2000 circa, dove poi, in un susseguirsi di indagine territoriale, da parte di mio fratello (n.d.r.: Tommaso, dipendente dell’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni), attivammo un primo laboratorio, etichettando e invasettando, per un processo di tracciabilità, il miele; con il susseguirsi l’olio e poi, visto che dovevamo creare un’azienda agricola, fu creato un passaggio tra mio padre e mio fratello, all’inizio. Dopo, fu fatta un’indagine per cercare di capire quali erano i prodotti più attinenti al territorio, dove c’era un innesco: produzione/territorio. Vedemmo che all’epoca c’era questo vitigno particolare: “l’Aglianicone”. Furono fatte delle analisi e degli approfondimenti. Intanto, questo vitigno era stato abbandonato. C’erano già alcune aziende nel territorio, che stavano creando qualcosa e allora, insieme a loro abbiamo fatto delle ricerche e abbiamo pure impiantato anche noi questo vitigno. Quest’ultimo, (vitigno) è molto particolare. Ha i suoi pregi e i suoi difetti. Nel seguire, successivamente, vedemmo, sentendo parlare mio padre e mio zio, di questo maiale, in pratica, con due bargigli (n.d.r.: due bargigli che gli pendono ai lati della gola) sottostanti al guanciale, che in dialetto vengono chiamati “sciacquagli” ed era di colore, per definizione, “nero” ed era senza peli. In realtà, è un maiale di colore grigio ardesia, con poche setole addosso. Iniziammo a investigare un po’, nel territorio veniva definito: “u pelatiello” o “pelatella”. Iniziammo proprio per questa caratteristica, verificammo che aveva poche setole. Vedemmo, che corrispondeva uguale uguale alla razza Casertana. Indagando ancora su questo maiale che in quel momento veniva giustamente definito di razza Casertana “Casertana”. Questo maiale, in realtà, era presente solo nell’intero territorio Campano.
Nel Cilento, veniva chiamato “pelatella” – con ceppo di registrazione. Giustamente, questo maiale viene registrato all’ANAS (Associazione Nazionale Allevatori Suini), che in pratica alle nascite viene a certificare gli animali. Quest’Associazione, in sostanza, fa sì che l’animale segue un certificato al momento della macellazione per una tracciabilità e una veridicità del prodotto. Da quel momento in poi, iniziammo a prendere i primi esemplari. Questi ultimi, poi, giustamente, furono presi, dopo aver fatto le dovute prove. Esaminammo un attimino il contesto di trasformazione delle carni; le modalità di allevamento, in pratica e come era meglio gestirlo e da quel momento in poi, abbiamo iniziato l’allevamento vero e proprio. Poi ci siamo affiancati a dei partner per la trasformazione. Si avviarono le prime degustazioni, da lì, abbiamo capito che il prodotto principale da valorizzare era “il lardo”. Questo lardo, in pratica, è stato considerato dall’Università di Napoli, un lardo buono tra virgolette. Detto così, in quanto, è ricco di omega 3, è insaturo e in più, i parametri tradizionali, sono stati paragonati all’olio extra vergine. Uno di origine animale, uno di origine vegetale, che sono uguali. Sono stati parametrati in modo uguale. Questo, era proprio, in primis, la consistenza, di questo particolare lardo, che necessariamente doveva essere valorizzato.
Questa è la caratteristica di questo maiale. Intanto, era stato abbandonato, perché aveva dei difetti, chiamiamoli così, dei concetti proprio, poco proliferi da un punto di vista aziendale, con una lenta crescita. Parliamo di un maiale che a 18 mesi ha un peso di 160 kg. E in più, ha una bassa riproduzione. Parliamo di una media di 4 o 5 maialini a parto. Inoltre, poi, commercialmente, questo maiale non veniva più commercializzato per questi parametri. La sua importanza e la sua unicità, è stato, aver scoperto, all’interno, il cosiddetto “lardo” che è una particolarità del maiale che ha fatto sì, che nel tempo, dopo un’analisi da parte dell’Università di Napoli, si è constatato che si trattava di un maiale di un certo valore. Poi, noi, nella trasformazione, abbiamo capito che era un maiale che meritava anche nella trasformazione dei salumi, oltre alla consistenza delle carni. Facendo delle dovute scelte. Quali erano queste scelte! Stagionarlo ma, a stagionatura a lungo tempo. Un tempo, io intendo, molto lungo. Una trasformazione che in pratica, è una stagionatura non commerciale, trattandosi di prodotti stagionati a 4 o 5 mesi, sei mesi che siano, ma parliamo di una stagionatura molto lunga, di circa 12 mesi, in base al pezzo, e alla sua grandezza, proprio perché questo prodotto, quando va in trasformazione non ha pesi uniformi, quindi, in base al pezzo, viene stagionato. Successivamente, poi, si è innescato il discorso della commercializzazione, che ci ha dato, in pratica, le dovute soddisfazioni. Ha giustamente, un contesto di prezzo non commerciale proprio per alcuni parametri detti prima, nei momenti dell’allevamento e in più per i tempi di stagionatura che sono molto lunghi, come si diceva. Nello stagionare, si impiegano molti costi. Questo, però, fa sì che il mercato non lo rinneghi, nel senso che nonostante i costi di realizzo e di commercializzazione, più alti rispetto a un comune maiale per chi intende dare un prodotto di una consistenza diversa dal comune fa le scelte del nostro prodotto. Evento specifico, l’abbiamo vissuto, proprio al Campionato della pizza (pizzaioli doc), pizza doc, che si è svolta a Capaccio, all’ex Tabacchificio, dove abbiamo avuto una rispondenza positivissima, proprio, dai professionisti del settore, nell’ambito della pizzeria, riferito al contesto ristorativo, ed anche dai pochi privati che sono entrati ed hanno espresso un largo assenso al prodotto. Tutti, hanno dato un esito positivo, quindi ne siamo usciti soddisfatti e fieri, ed abbiamo già attivato molti contatti che sono da concretizzare, adesso, dopo l’evento. Quest’ultimo, ci ha dato tante soddisfazioni, proprio parecchie. Anche da lì abbiamo capito, il valore del prodotto che possiamo definire più “in” rispetto a qualcun altro. Ciò, riferito, al concetto ristorativo, pizzeria. Quest’è in sintesi”.
D.: L’excursus raccontato, è un primo step, è non è centrale all’attività che si pensa di organizzare adesso. Questo tipo di prodotto diventa cerniera nella nuova iniziativa imprenditoriale, come si diceva all’inizio, adesso, si fa un salto di qualità. Ci illustra nei dettagli, quest’ultima iniziativa a livello temporale! Come ci si attrezza, tempi e l’organizzazione!
R.: “Allora, rispetto all’attività (Azienda Agricola) che era molto centrale, adesso, faremo un ulteriore passo avanti per quanto riguardava la comunicazione del prodotto e a quello che è il contesto maggiormente dei privati, proprio per far degustare questo prodotto in diverse forme, sia dal punto di vista dei salumi, sia dal punto di vista delle pietanze. Era il cuore della comunicazione dell’azienda. Diventa quello il perno principale della stessa azienda. Adesso cerchiamo di avere un contatto diretto con gli utenti, in modo tale da offrire tutte le specifiche del prodotto e del perché tale prodotto si presenta in un determinato modo. Quindi, nello stesso momento, vogliamo dare alcune informazioni nel modo diretto, con la degustazione. Perciò, soddisfazione al momento, rispetto ad altri contesti comunicativi. L’azienda, che stiamo concretizzando, è in una fase finale di organizzazione. Verrà creato un percorso didattico rispetto ai prodotti aziendali. Quindi, faremo diverse proposte di fattoria didattica, Inoltre, avremo un’ospitalità di 6 camere con 18 posti letto e allo stesso momento, organizzeremo una didattica ad hoc, con dei work experience all’interno della nostra azienda. Sarà un’azienda in cui verranno somministrati solo ed unicamente prodotti aziendali, o nei momenti in cui se ne necessita, si utilizzeranno le aziende agricole del territorio, nelle vicinanze. Inoltre, all’interno della stessa azienda, sarà creata un’accoglienza ad eventi, dando appunto, quelle specifiche soluzioni a questi prodotti con delle fasi: work experience all’interno e degustativi”.
D.: L’azienda, come si collega al territorio!
R.: “All’interno dell’attività, saranno creati dei pacchetti, quindi, che saranno collegati al territorio circostante, partendo dal contesto aziendale, architettonico e religioso, che abbiamo sul territorio. Ad esempio, di alcune realtà, le Gole di Felitto (Gole del Calore), il Fiume Calore, le Grotte di Castelcivita, all’Antece a Sant’Angelo e tante altre realtà che abbiamo, per valorizzarle, come lo stesso prodotto che abbiamo”.
D.: Nella didattica, c’è anche l’azienda, con tutto il collegato!
R.: “In che senso?”
D.: Voglio dire, l’azienda viene organizzata, anche tenendo conto dell’ospitalità, della didattica e della presentazione del prodotto, giusto!
R.: “Si. Faremo tutte le attività legate al contesto aziendale al prodotto e al territorio. Quindi, le persone che avranno intenzione di aderire a determinati pacchetti che andremo a creare: di valorizzazione e visibilità dell’azienda e, nel contempo alla valorizzazione del territorio. Ad esempio, si può pensare a un pranzo all’esterno, magari sull’Antece o al Fiume Calore, così come una visita alle Grotte e rientro con un pranzo degustativo ed eventualmente con ulteriori attività all’interno, sempre con prodotti aziendali”.
D.: Chi sta collaborando con te!
R.: “Diversi professionisti, della comunicazione (agenzia che ci segue), organizzando le dovute attività nei momenti giusti. La comunicazione, è incentrata all’intercettazione dell’utenza che potrebbe essere interessata (ai nostri prodotti). Questo, è ciò che andremo a realizzare e a proporre”.
D.: Il territorio, tu pensi, risponderà a questa “scommessa”.
R.: “Io spero di si, ci conto, poi vedremo i risultati in futuro. Io penso di sì, intanto, perché è un qualcosa che noi avevamo sperimentato in passato e abbiamo avuto degli esiti positivi. Ancora oggi, stanno chiamando per accertarsi dell’apertura della nuova attività ricettiva”.
D.: Quando ci sarà l’apertura!
R.: “A breve”.
D.: La denominazione dell’azienda!
R.: “La denominazione dell’azienda è ancora in start-up, diciamo. C’è, ma la ufficializzeremo al momento dell’apertura”.
D.: Ho capito. Il contesto territoriale, come pensi che possa reagire rispetto alla strutturazione di questo tipo di attività!
R.: “Be, un po’ di curiosità sul territorio c’è. Mi stanno chiedendo cosa in realtà andremo a realizzare. Ripeto, io penso che è un esito positivo”.
D.: La linea del marketing (aziendale), quale sarà!
R.: “La linea del marketing, sarà mirata. Stiamo creando qualcosa che sarà mirato a diversi settori e, diciamo, alle diverse età. Ad esempio: fattoria didattica rivolta ai bambini, alle persone anziane, alle coppie con bambini. Stiamo cercando di creare e dare massimi servizi a tutti. Oltre che come concetto di marketing, stiamo realizzando un e-commerce e abbiamo anche innescato una rete di agenti sul territorio, dove vanno ad intercettare le attività più attinenti al prodotto”.
D.: Le istituzioni locali, come leggeranno l’attività!
R.: “Penso bene. Penso nel senso positivo, in quanto, si va a creare un’attività sul territorio”.
D.: La Famiglia Gasparro, è impegnata a tutto tondo in quest’attività!
R.: “Si, noi abbiamo creato questo logo aziendale, questo nome, proprio per un contesto di famiglia, sia all’interno della nostra famiglia, quello che è il contesto di chi collabora con noi e quindi, proprio di creare un afflato, un clima e un ambiente familiare”.
D.: Quindi, nella fattispecie, c’è la mamma che sta dando una mano e in questo momento è un sostegno. Segue da un punto di vista morale l’attività che si va a creare. Quindi, è un assist non formale, ma concreto, reale!
R.: “Certo. C’è un supporto totale della famiglia, anche all’esterno, la collaborazione è abbastanza forte”.
D.: Se dovessimo ripetere con un feedback, quello che si sta facendo adesso, ad un anno, che cosa diresti!
R.: “Che ce l’ho fatta”.
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