Il suo nome è Francesco Voza, giovane allevatore autodidatta che ha optato per una scelta fuori dagli schemi: a Paestum dove tutti allevano bufale lui decide a partire dal 2015, di allevare capre. Certo non totalmente a digiuno del settore agricolo, Roberto, suo padre, ha fondato più di trent’anni fa un’azienda dedita alla produzione di ortaggi e cereali, oggi specializzata nella coltivazione di mais in estate e foraggi in inverno, destinati proprio all’alimentazione delle bufale.
L’ azienda è Capraestum -nome che gioca molto sulla collocazione geografica- ed è partita con soli cinque capi di bestiame che all’inizio Francesco mungeva a mano. Poi l’ acquisto di un primo gruppo di capre di razza Saneen, a Viterbo. Il numero dei capi è cresciuto ancora con l’aggiunta di capre Camosciata delle Alpi: ora l’allevamento conta 140 animali, accuditi privilegiando il loro benessere a partire dall’alimentazione, che accanto al foraggio biologico beneficia anche del siero di scarto del cacioricotta prodotto in caseificio, iniettato nella polpa di barbabietola per rendere il pasto delle capre più nutriente.
Ma perchè la scelta di Francesco è ricaduta sulle capre, in un territorio-quello della Piana del Sele- dove le bufale fanno la ricchezza di molti allevatori e di altrettante aziende?
Francesco in un’intervista rilasciata a Livia Montagnoli di CiboToday racconta della sua scelta, “Per la qualità del loro latte, a mio parere il migliore sotto il profilo nutrizionale e della digeribilità tra quelli che in Italia hanno mercato”.
“Molti qui associavano i prodotti di capra a formaggi puzzolenti, poco golosi. C’è voluto del tempo per abbattere certi stereotipi”.
Francesco, che oggi, a distanza di oltre cinque anni dall’effettiva messa in opera del suo piccolo caseificio, ancora segue personalmente ogni fase del lavoro in azienda, con il solo aiuto di una collaboratrice.
Tra i prodotti Francesco predilige la tra tradizione, la sua mission è esaltare il gusto del latte lavorando sulle diverse stagionature. Tra i prodotti il cacioricotta, che è pure presidio Slow Food, lo stracchino a crosta bianca, a breve stagionatura, caciotta semi-stagionata (“molto apprezzata”), ricotta fresca, yogurt al naturale e budini a base di latte intero, al cioccolato o pistacchio.