A un anno dall’invasione dell’Ucraina, riconfermiamo la piena solidarietà al paese invaso dalla Russia.
Abbiamo accolto, dopo il 24 febbraio di un anno fa, profughi ucraini con grande disponibilità e generosità. Riconfermiamo questo nostro impegno, in modo particolare in relazione a donne e bambini.
Abbiamo visto immagini di devastazione, di bombardamenti che hanno colpito militari, ma anche la popolazione civile. È stato un vero e proprio bagno di sangue. È questo l’elemento che pesa di più sulle nostre coscienze, ed è questa la ragione per la quale abbiamo manifestato per il cessate il fuoco immediato nei mesi scorsi, accogliendo fra l’altro l’appello di Papa Francesco.
Sostenere il governo ucraino nella sua difesa dall’invasione è un dovere imprescindibile; ma se non vogliamo che questa tragedia duri all’infinito e porti al rischio di una guerra nucleare, è tempo di promuovere con forza una iniziativa per il cessate il fuoco immediato. Un armistizio oggi non significa la soluzione del conflitto, ma è il presupposto ineludibile per avviare una conferenza di pace nella quale coinvolgere anche altri paesi, come la Cina e l’India, e nella quale affrontare e risolvere tutte le questioni aperte per il ripristino della legalità internazionale.