Si parla tanto della natura nel Cilento ma pochi ricordano che Elea è la patria di Parmenide e del quale l’opera magna ha come titolo: “Sulla Natura”
Parmenide di Elea è una delle figure più importanti e enigmatiche della filosofia presocratica, vissuto all’incirca tra la fine del VI e l’inizio del V secolo a.C. Nato nella città di Elea (oggi Velia, in Campania, Italia), fu il fondatore della scuola eleatica, che includeva pensatori come Zenone e Melisso. La filosofia di Parmenide si distingue per il suo rigore logico e per il suo approccio radicalmente monistico alla questione dell’essere.
Il contributo più significativo di Parmenide alla filosofia occidentale è contenuto nel suo poema “Sulla Natura”, di cui ci sono pervenuti solo frammenti.
In questo lavoro, Parmenide distingue tra la via della Verità (Aletheia), che riconosce l’essere come eterno, immutabile, e unico, e la via dell’Opinione (Doxa), che si basa sulla percezione sensoriale e conduce all’errore e all’illusione. Secondo Parmenide, tutto ciò che “è” deve necessariamente esistere in modo eterno e immutabile, poiché il non-essere non può essere concepito. Di conseguenza, il cambiamento e il movimento sono solo apparenze, illusioni prodotte dai nostri sensi.
Frammento 2 (sulla via della Verità):
Sulla natura – Frammento uno Parmenide
- “È necessario dire e pensare che ciò che è è; poiché l’essere, è, ma il nulla non è.”
Il poema di Parmenide, indicato dai commentatori posteriori con il titolo di Sulla natura, o Intorno alla natura a seconda delle traduzioni (dal greco Περί Φύσεως, Perí Physeos), può essere considerato il primo vero e proprio testo filosofico della storia del pensiero occidentale.
L’opera, della quale ci sono giunti diciannove frammenti, per un totale di 154 versi, si compone di un Proemio (fr. I, 1-32), e di una trattazione in due parti: La via della Verità (fr. II, 8-49) e La via dell’Opinione (fr. VIII, 50; fr. XIX, 3). Il Proemio ci è pervenuto interamente, la prima parte in larga misura, della seconda restano invece solo alcuni brevi frammenti privi di connessione organica. Il Poema sulla natura ci è pervenuto grazie alle citazioni di Simplicio nel De coelo (De cœlo 556, 25) e nei suoi commenti alla Fisica di Aristotele (In Aristotelis Physica commentaria), di Sesto Empirico in Adversus mathematicos (libro VII), e di altri scrittori antichi. (fonte: wikipedia)
La Via dell’Opinione (Doxa): Qui Parmenide descrive le credenze errate dell’umanità riguardo il mondo fenomenico, ossia il mondo come appare ai sensi, caratterizzato da contraddizioni e mutamenti. Sebbene consideri queste credenze ingannevoli, le esamina per mostrare come l’errore umano derivi dall’incapacità di afferrare la verità dell’essere.
Sulla Natura
Parmenide vive a cavallo tra il VI e il V secolo a.C. e la sua opera segna un punto di svolta, introducendo una distinzione fondamentale tra il mondo dell’essere, eterno, immutabile e unitario, e il mondo dell’apparire, caratterizzato dalla mutabilità e dall’illusione. Con il suo rigoroso approccio logico e il suo rifiuto delle opinioni basate sulla percezione sensoriale, Parmenide pone le basi della metafisica occidentale, influenzando profondamente il corso della filosofia successiva.
La profondità e l’originalità del pensiero di Parmenide hanno avuto un impatto duraturo, stimolando il dibattito filosofico su questioni come la realtà, l’illusione, il tempo e l’esistenza. La sua influenza si estende da Platone e Aristotele, che hanno direttamente risposto alle sue idee nelle loro opere, fino ai filosofi contemporanei che continuano a dibattere e reinterpretare le sue tesi.
Frammento 3:
Parmenide, Sulla Natura
- “Considera questo: quale necessità avrebbe spinto l’essere a generarsi più tardi o più presto, se è nato dal nulla? Così deve essere completamente o non essere affatto.”
La via delle Opinioni
Nella seconda parte l’autore si sofferma sulle opinioni dei mortali (in greco δὀξα, dóxa) e della loro corretta interpretazione. Qui è esposta, in modo frammentario e di difficile comprensione, una filosofia della natura secondo lo stile della scuola ionica e pitagorica. In essa Parmenide spiega fenomeni e processi naturali tra i quali le origini del cosmo, il fatto che la Luna rifulge di luce non propria ma riflessa, il modo in cui vengono concepiti gli esseri umani. Parmenide ritorna dunque sul mondo dell’apparenza per darne la corretta interpretazione, nei limiti posti comunque nella prima parte, cioè con la consapevolezza che non siamo in ogni caso nell’ambito della verità ma della semplice dóxa. (fonte: wikipedia)
Frammento 6 (sulla natura dell’essere):
Sulla Natura – Frammento 6
- “Ancora, l’essere è indiviso, poiché è tutto simile a se stesso. Non è più in qualche modo, che impedirebbe di tenersi insieme, né è meno, ma è tutto pieno di essere. Pertanto, è tutto continuo, poiché l’essere si avvicina all’essere.”
Uno dei problemi aperti nell’interpretazione del poema, interpretazione non semplice data la sua incompletezza e il linguaggio a tratti criptico e allegorico, è la piena armonizzazione della seconda parte dell’opera con quanto sostenuto nella prima. Un tentativo in tal senso è rappresentato da una linea di interpretazione seguita ad esempio in una certa misura da Giovanni Reale, per il quale la via dell’opinione non va confusa con quella dell’errore diretta al non-essere: «Parmenide ha esposto un'”opinione plausibile”, oltre a quella fallace, e ha cercato, a suo modo, di dar conto dei fenomeni». Un giudizio assai più marcato è quello espresso ancora da Luigi Ruggiu. (fonte: wikipedia)
Frammento 8:
Sulla Natura
- “Non è divisibile, poiché è tutto uguale, e non vi è più in questo luogo che possa impedirgli di raggiungere la continuità, né meno, ma tutto è pieno di ciò che è. Pertanto, è tutto continuo, poiché l’Essere si avvicina all’Essere.”
Questi frammenti riflettono l’argomentazione centrale di Parmenide sulla natura dell’essere come qualcosa di completamente unitario, eterno e immutabile. Secondo Parmenide, l’essere non può derivare dal non-essere, e quindi il cambiamento e la nascita o la distruzione sono impossibili. La sua opera segna un punto di svolta nella filosofia antica, introducendo questioni ontologiche che continuano a essere discusse fino ai giorni nostri.
I Greci nel Cilento
I greci nel Cilento
Il Cilento, un angolo incantevole della Campania, custodisce gelosamente le tracce di un glorioso passato greco, quando le sue coste erano solcate dalle triremi elleniche e le sue terre ospitavano fiorenti città-stato. Un patrimonio culturale che trascende i secoli, radicandosi nelle pietre millenarie dei siti archeologici e vibrando nelle tradizioni popolari tuttora vive.
Le Mura Ciclopiche di Poseidonia
Fra i tesori più preziosi, svetta maestosa Poseidonia, oggi Paestum, con i suoi celebri templi dorici. Ma non sono solo questi grandiosi edifici a testimoniare il passato greco: le imponenti mura ciclopiche, costruite con massi di enormi dimensioni, racchiudevano l’intera città, protetta come una fortezza inespugnabile. Quasi a voler sfidare il trascorrere del tempo, le colonne scanalate dei templi si ergono solenni, scrigno di un’architettura sublime che ha saputo resistere all’usura degli anni. Ma Paestum non è solo pietre: è un’arca di meraviglie, dalle pitture tombali agli oggetti di uso quotidiano, che ci svelano gli intimi segreti di una civiltà lontana.
Dialetti e Tradizioni di Matrice Greca
Ma il retaggio greco del Cilento non si limita ai resti archeologici. Esso permea ogni angolo di questo territorio, come un’eco lontana che continua a risuonare nei dialetti locali, dove parole dal sapore antico evocano il mondo contadino e la sua saggezza millenaria. E quando la primavera tinge di verde i campi, ecco che prende vita la “panspermia”, antica festa dei semi, con le sue prelibatezze a base di legumi come la cicerchia, la cecciata e i “cicci ‘mmaretati”, un rito propiziatorio dalle radici greche che celebra la rinascita della terra.
Miti e Leggende Elleniche
Persino i miti e le leggende del Cilento sono intrisi di ellenismo, come quella di Giasone e gli Argonauti, che secondo alcune narrazioni approdarono sulle coste cilentane, o il canto ammaliante delle Sirene che ancora oggi sembra echeggiare tra gli scogli di Punta Licosa. E non dimentichiamo Ulisse, l’eroe omerico che, si narra, fu catturato dalle Sirene proprio in questi luoghi incantati.
Un Crogiolo di Culture
Passeggiare per le strade del Cilento è come compiere un viaggio nel tempo, un’immersione totale in un crogiolo di culture che ha plasmato l’identità di questa terra. Ogni pietra, ogni usanza, ogni parola sussurrata nel vento custodisce l’eco di quel glorioso passato greco, un tesoro inestimabile che il Cilento conserva gelosamente, rendendolo un luogo davvero unico al mondo. Un luogo in cui il presente dialoga costantemente con il passato, in un abbraccio indissolubile tra la modernità e le radici più antiche dell’umanità.