In occasione della finale di Miss Univers Italy Basilicata, che si e’ tenuta a Brienza, Pz, faccio un breve sorvolo con il drone sul bellissimo Castello Caracciolo che si erge sul ripido colle maggiore della cittadina ed è circondato da due fiumi il Torrente Pergola e il Fiumicello. Purtroppo, nel bene o nel male, quando vedo un castello, una fortezza, o una testimonianza storica, scatta il dj che e’ in me: anche questa volta ho “straosato” con una triste ma meravigliosa poesia, di Giovanni Pascoli, la cavalla storna. Magica è la voce che la recita, quella inconfondibile di Alberto Lupo, fantastica e’ la location facilmente raggiungibile grazie all’autostrada: Brienza. Fantastico il volo con il minimavic che mi ha scatenato la fantasia, prima dello spettacolo, per me, molto emozionante.
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Giovanni Pascoli, nato a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855 e morto a Bologna il 6 aprile 1912, è stato un acclamato poeta e critico letterario italiano. È considerato uno dei principali poeti decadenti italiani, insieme a Gabriele D’Annunzio, nonostante la sua formazione prevalentemente positivistica. Nel suo articolo programmatico “Dal Fanciullino”, pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico. Pascoli si concentra sulla valorizzazione del particolare e del quotidiano, cercando di recuperare una dimensione infantile e quasi primitiva. Secondo lui, solo il poeta ha la capacità di esprimere la voce del “fanciullino” che è presente in ognuno di noi.
LA CAVALLA STORNA
Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:
“O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d’otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non toccò mai briglie.
Tu che ti senti ai fianchi l’uragano,
tu dai retta alla sua piccola mano.
Tu c’hai nel cuore la marina brulla,
tu dai retta alla sua voce fanciulla”.
La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:
“O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
lo so, lo so, che tu l’amavi forte!
Con lui c’eri tu sola e la sua morte
O nata in selve tra l’ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l’agonia…”.
La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.
“O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
oh! due parole egli dové pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridire.
Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
con negli orecchi l’eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole”.
Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l’abbraccio’ su la criniera.
“O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
a me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona… Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!
Tu l’hai veduto l’uomo che l’uccise:
esso t’è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t’insegni, come”.
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l’unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome . . . Sonò alto un nitrito.
Il video della finale regionale di Miss Universe Basilicata sara’ pubblicato a breve (nel giro di un paio di settimane), intanto potete godervi dall’alto la frescura e le parole di un luogo magico che, anche questa volta, ci ha donato emozioni.
Il video e’ dedicato a Zi’ Giuann Altavista…
Un besos