Questa battaglia di resistenza contro chi vuole smembrare il nostro Paese senza garantire il funzionamento di ogni singolo territorio riguarda tutti noi. Solo chi non ha una visione politica lungimirante investe tutte le proprie energie in azioni che spaccano la popolazione. Le felpe con i nomi dei territori in difficoltà che Salvini indossava durante la campagna elettorale sono state regalate a qualche tifoso estemporaneo ed i tricolori che hanno riempito le piazze della Meloni oggi possono essere sostituite dallo stendardo delle regioni governate dagli amici degli amici. Solitamente, nei Paesi in cui c’è ancora una certa lucidità della classe politica, alcuni facinorosi secessionisti tentano di destabilizzare le istituzioni per raggiungere i propri obiettivi mentre il governo mette in campo tutte le azioni possibili per tenere unito il Paese. In Italia invece i governanti, estasiati dal miraggio di poter saccheggiare le principali risorse dello Stato, hanno deciso di sacrificare il sentimento di unità nazionale, la Costituzione, le opportunità ed i diritti di chi ha avuto la sfortuna di nascere nella parte sbagliata della penisola. Chi ha capito l’importanza di questa partita su sanità, scuola, lavoro, trasporti e innovazione, sta organizzando la resistenza attraverso il dialogo continuo con chi non ha ancora compreso appieno le proporzioni di questo saccheggio istituzionalizzato. Il Movimento 5 Stelle è in prima linea ma con la consapevolezza che questa è una battaglia senza bandiere. Ieri ho dialogato con dei sindacalisti che stanno girando l’Italia con un camper per divulgare informazioni importantissime sulla “scuola differenziata”.
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