di Cosmo Guazzo – (Un focus dettagliato per uno studio approfondito su: Cilento, Valle del Calore/Alburni in particolare. Sotto la lente di ingrandimento, il ruolo dell’Ente Parco, all’interno della pianificazione e dello sviluppo del territorio). – Per “Sviluppo sostenibile” s’intende: vivere nei limiti delle risorse del Pianeta, in maniera equa e dignitosa per tutti, senza sfruttare, fino a depauperarne, i sistemi naturali da cui vengono ricavate le risorse e senza oltrepassare le loro capacità di assorbire scarti e rifiuti, generati dalle nostre attività quotidiane. Lo sviluppo sostenibile, lo suddividiamo in: ambientale, che ci consente di utilizzare le risorse con efficienza e responsabilità; economico, che ci crea le condizioni di generare reddito, lavoro e progresso; sociale, che ci consente di coniugare, salute, sicurezza, giustizia e ricchezza. Il concetto di sviluppo sostenibile, viene affermato e teorizzato nel 1987, nel rapporto Brundtland (Our Common Future) che lo definisce esplicitamente come quello “sviluppo capace di soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli delle generazioni future”. La “Qualità della vita” ovvero, un “modo di essere” e la “dovizia del particolare”, nel Cilento. Questi, sono due aspetti di un mosaico che possono invertire la tendenza e registrare momenti di sviluppo nelle aree disagiate del Cilento (aree interne) e della Valle del Calore e Alburni, in particolare. Interpretare l’uso del territorio in modo ecocompatibile e in coerenza con le caratteristiche di una zona “Parco”.
Un Ente Parco che coniughi: pianificazione territoriale, comunità e ambiente/territorio, con trasparenza e sviluppo. Il particolare, nel nostro caso, va inteso come focus dettagliato per uno studio approfondito, dando valore a luoghi e ambienti del territorio, con descrizioni che ne valorizzino al meglio ed erga-omnes, quanto viene sottoposto all’attenzione, come lente d’ingrandimento. L’uso di questi concetti può significare di utilizzare frasi fatte o prive di contenuto. Se, invece, con impegni progettuali e culturali concreti, si riempiono di contenuto, anche con azioni quotidiane, allora parlare di ambiente e sviluppo, significa valorizzare ciò che vi è di caratteristico, che rivela un messaggio di storia e di vicende vissute. La qualità della vita, poi, ha un valore, se viene coniugata nel senso dell’efficienza dei servizi, di comfort, di utilizzo razionale del bene collettivo; se prendere un caffè al bar con amici, può significare vivere un momento di spensieratezza; se vivere in un ordine sociale, con l’aiuto della pubblica amministrazione, che dovrebbe tutelare il bene collettivo in queste zone tranquille, da un punto di vista sociale, allora il mosaico diventa completo. Se i servizi, intanto, a ridosso degli eventi funzionassero. Se per esempio l’acqua, da queste parti, che adesso, non è più razionata come accadeva prima, sia d’inverno, sia d’estate, con enormi disagi dei residenti e di meraviglia da parte delle persone che ritornano da fuori, in caso di carenza, fosse gestita con oculatezza, anche questo problema, si inserisce nel mosaico. Se l’energia elettrica, quando piove non s’interrompesse, con la registrazione di numerosi interventi degli addetti. Occorre, infine, stigmatizzare che il lavoro langue, gli interventi produttivi sono assenti o carenti. I momenti in cui affiora solo l’esercizio dell’ordinaria amministrazione sono sempre più numerosi, nonostante il Governatore della Regione Campania (più volte, ospite in zona) abbia asserito, che i soldi ci sono, bisogna presentare progetti o grandi progetti. Occorre tenere presente le scadenze dettate dalle leggi, delibere, direttive e che gli interventi non possono essere a pioggia come negli anni passati. Allora viene spontaneo affermare: dove sono, allo stato, i progetti?
Oggi, si parla e si gestisce il PNRR. (N.d.R.): informativa: gli obiettivi e la struttura del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per i comuni, con priorità delle Aree Interne – Obiettivi 2021 del Recovery. Il PNRR a livello programmatico, “s’inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica, e prevede investimenti pari a 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza. Il PNRR aiuterà a sostenere la ripresa dell’economia, dando impulso e favorendo la crescita del PIL che contribuisce a mantenere elevata la dinamica del reddito negli anni successivi. Il PNRR, inoltre, “aumenterà la crescita potenziale e la produttività attraverso l’innovazione, la digitalizzazione e gli investimenti nel capitale umano”). Dove sono i personaggi, se pur eletti che ne favoriscono l’adozione e ne avvantaggiano l’istruttoria, in una Regione Campania, dove la burocrazia è forte? Se poi si pensa che è finito il tempo delle cosiddette raccomandazioni politiche o di canali privilegiati, o voti di scambio, come si può invertire la tendenza per favorire interventi seri e veri? Come si può pensare di rendere queste zone turistiche e da “Parco”, con tanti disservizi? Come si può invertire la tendenza dello spopolamento, nel mentre la popolazione invecchia e i muri sono pieni di manifesti di persone anziane defunte? Come si può pensare di coniugare l’effimero o immateriale, per trovare la spensieratezza di andare a teatro o andare in vacanza, quando si vive sempre e comunque in precarietà! Come si può pensare all’iniziativa di “Paese turistico”, “ospitalità diffusa”, se non si valorizzano i centri storici e le tipicità locali, che per la verità non sono poche? Quale può essere il ruolo dei giovani, dei nostri figli, in un simile contesto, se non hanno ancora spazi sportivi e non vengono create iniziative in cui si possono cimentare e trascorrere il loro tempo, magari lontani dai cosiddetti pub o sale giochi, anch’essi utili, per la socializzazione ma, fine a se stessi. I centri di lettura, gli spazi culturali ad hoc, non funzionano. Nonostante vi è la convinzione diffusa che i giovani, oggi, non sono dediti ai sacrifici, quale istituzione li segue? Non si può pensare, che i nostri mali derivano dalla scarsità di coesione e dalla mancanza di realizzazione di progetti seri e veri, nonché, strutturali! Alla fine, ogni operatore, associazione, ne ha un pezzo di queste problematiche. Non è il caso di mettersi insieme, lontani da scadenze strumentali (che possono essere le elezioni amministrative o politiche), per cui le iniziative appaiono costruite e prive di significato oggettivo, proprio per la difesa dell’appartenenza! È giunto il momento di iniziare a riflettere su questi aspetti e farsi portavoce di progetti, al di là dell’appartenenza, sempre cara alla “classe dirigente politica”. Non è giunto forse il momento di riempire il puzzle di questo mosaico e ognuno faccia la sua parte: le aziende, la chiesa, le istituzioni comunali, provinciali e regionali, le associazioni, i personaggi che rivestono ruoli istituzionali, e coniugare come parametro: “migliorare la qualità della vita” di queste zone, utilizzando la dovizia del particolare, proprio per stigmatizzarne la probità e la credibilità della gente del luogo? Valorizzare i beni architettonici e storici; la gastronomia e i prodotti tipici; magari inventarsi iniziative per far restare i giovani nel loro luogo natio, organizzando iniziative forti, creando posti di lavoro stabili, come fanno in Toscana, in Lombardia, ecc., ovvero, in quelle zone forti, dove la disoccupazione è pressoché scomparsa e i giovani si cimentano in iniziative imprenditoriali e non affollano con richieste alla pubblica amministrazione che a sua volta è satura? Rispondere a tutti questi interrogativi, con umiltà, senso di solidarietà e di abnegazione, vuol dire darsi un ruolo, di persone impegnate nel sociale e desiderose di dare il proprio contributo per questo nostro Sud sempre bistrattato, usato e abusato.
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