È preoccupante vedere che l’Italia abbia arretrato di 15 posizioni nella classifica sul Climate Change Performance Index (CCPI) rispetto all’anno precedente. E’ il rapporto annuale di Germanwatch, CAN (Climate Action Network), e NewClimate Institute sulla performance climatica dei principali paesi del pianeta. Questo rapporto, realizzato in collaborazione con Legambiente per l’Italia, sembra essere focalizzato sulla valutazione delle azioni e delle politiche adottate dai paesi per affrontare il cambiamento climatico. Nel rapporto, si utilizza il Climate Change Performance Index (CCPI) come strumento di valutazione. Questo indice prende in considerazione diversi fattori, tra cui il trend delle emissioni, lo sviluppo delle energie rinnovabili, l’efficienza energetica e la politica climatica. L’obiettivo è valutare come i paesi stanno contribuendo agli sforzi globali per affrontare l’emergenza climatica, prendendo come riferimento gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e gli impegni al 2030.
La perdita di posizioni potrebbe essere dovuta a un mancato progresso su uno o più di questi fronti. La classifica non ha assegnato le prime tre posizioni, poiché nessun paese ha raggiunto la performance necessaria per fronteggiare l’emergenza climatica. Questo sottolinea l’urgenza di adottare misure più ambiziose a livello globale. Inoltre la COP28 a Dubai ha sottolineato l’importanza degli sforzi internazionali per affrontare la crisi climatica. Gli obiettivi di triplicare la capacità installata di energia rinnovabile, raddoppiare l’efficienza energetica e iniziare il phasing-out dei combustibili fossili sono sicuramente cruciali per raggiungere le riduzioni necessarie delle emissioni entro il 2030.
È necessario che i paesi lavorino insieme per affrontare la sfida climatica, impegnandosi in accordi ambiziosi e adottando misure concrete. Solo attraverso un’impegno globale coordinato sarà possibile contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C e mitigare gli impatti del cambiamento climatico.