Dubai ha subito un evento di alluvione molto raro per la regione, che è notoriamente arida. Questo evento ha sorpreso molti data la bassa frequenza annuale di precipitazioni in quest’area. Le alluvioni sono avvenute a seguito di piogge intense e improvvise, che hanno superato la capacità di drenaggio della città, causando significativi accumuli d’acqua in strade, infrastrutture e aree residenziali.
Molti hanno pensato al cloud seeding, che cos’e’?
Il “cloud seeding” o “inseminazione delle nuvole” è una tecnica di modifica del tempo atmosferico che mira a incrementare le precipitazioni, migliorare la qualità dell’aria o disperdere la nebbia. Questo metodo implica la dispersione di sostanze chimiche nelle nuvole, come ioduro d’argento o sali di sodio, che fungono da nuclei di condensazione, stimolando la formazione di gocce di pioggia o di cristalli di ghiaccio, che poi cadono al suolo sotto forma di precipitazioni. L’obiettivo principale del cloud seeding è spesso quello di aumentare le riserve idriche in regioni aride o di contrastare siccità prolungate. Tuttavia, può essere utilizzato anche per altri scopi, come il controllo delle precipitazioni in aree soggette a rischio di inondazioni o per ridurre la grandine in aree agricole.
Diversi paesi in tutto il mondo utilizzano il cloud seeding per vari scopi, principalmente per aumentare le precipitazioni e migliorare la gestione delle risorse idriche. Ecco alcuni esempi:
Stati Uniti: Il cloud seeding è utilizzato in diversi stati, come California, Utah, e Colorado, per incrementare le precipitazioni nevose che alimentano i bacini idrici e per la gestione delle risorse idriche.
Cina: La Cina ha uno dei più grandi programmi di cloud seeding al mondo. Utilizza questa tecnologia per combattere la siccità e ridurre l’inquinamento, oltre a garantire tempo adeguato per eventi importanti, come le Olimpiadi di Pechino nel 2008.
Emirati Arabi Uniti: Gli Emirati hanno investito significativamente nel cloud seeding per aumentare le precipitazioni in uno dei climi più aridi del mondo. Il paese sperimenta regolarmente nuove tecnologie e metodi per ottimizzare l’efficacia di questa pratica.
Australia: L’Australia ha sperimentato il cloud seeding per migliorare le precipitazioni nelle regioni montuose e per le zone agricole che soffrono di siccità periodiche.
India: L’India utilizza il cloud seeding per affrontare le sfide idriche in alcune delle sue regioni più secche, come Karnataka e Maharashtra, soprattutto durante i periodi di scarsa monsone.
Thailandia: La Thailandia utilizza il cloud seeding per mitigare gli effetti della siccità e per controllare le precipitazioni in alcune delle sue principali regioni agricole.
In Italia
In Italia, il cloud seeding è stato esplorato e talvolta implementato, principalmente con l’obiettivo di influenzare le precipitazioni in aree specifiche. La pratica non è diffusa come in alcuni altri paesi che affrontano gravi carenze idriche o condizioni meteorologiche estreme, ma è stata utilizzata in contesti specifici.
Storia e Applicazioni
Esperimenti storici: Negli anni ’50 e ’60, l’Italia ha condotto esperimenti di cloud seeding, in particolare nelle Alpi, per aumentare le precipitazioni nevose e quindi la disponibilità di acqua per l’irrigazione e la produzione idroelettrica.
Prevenzione della grandine: In alcune regioni, come in Friuli Venezia Giulia, sono stati condotti tentativi di cloud seeding per mitigare la formazione di grandine, che può danneggiare gravemente le colture agricole.
Contesti e Considerazioni
Regolamentazione e percezione pubblica: L’uso del cloud seeding in Italia deve confrontarsi con normative ambientali rigorose e una sensibilità pubblica marcata riguardo alle manipolazioni ambientali. Le questioni di sicurezza e impatto ambientale sono centrali nei dibattiti sulla pratica.
Ricerca e collaborazione: Università e centri di ricerca italiani partecipano a studi e progetti internazionali per esplorare le metodologie di cloud seeding e i loro possibili impatti e benefici. La collaborazione internazionale aiuta a condividere conoscenze e tecnologie avanzate in questo campo.
Situazione Attuale
Attualmente, non ci sono programmi di cloud seeding su larga scala in Italia. Gli studi e le applicazioni sono più sporadici e circoscritti a esigenze particolari o a progetti di ricerca specifici. La pratica del cloud seeding nel contesto italiano rimane un’area di interesse scientifico e tecnologico piuttosto che un intervento meteorologico di routine.
Come si provoca un cloud seeding
Il processo di cloud seeding, o inseminazione delle nuvole, avviene attraverso una serie di passaggi specifici volti a stimolare le precipitazioni da nuvole che altrimenti non precipiterebbero o aumenterebbero la quantità di precipitazioni. Ecco i principali passaggi e metodi utilizzati:
1. Selezione delle Nuvole
Il primo passo è identificare le nuvole adatte al seeding. Non tutte le nuvole sono candidate ideali; le nuvole devono avere sufficiente umidità e le condizioni termiche appropriate per poter essere efficacemente “inseminate”. Generalmente, si sceglie tra cumuli (che possono portare a precipitazioni) e stratocumuli.
2. Dispersione dei Nuclei di Condensazione
Una volta identificate le nuvole appropriate, si procede con la dispersione di particelle su cui l’umidità può condensarsi. I materiali comunemente usati includono:
- Ioduro d’argento: Molto efficace nel catalizzare il congelamento delle goccioline d’acqua in nuvole sotto lo zero termico.
- Cloruro di sodio (sale): Utilizzato soprattutto in nuvole a temperatura più alta.
- Ghiaccio secco (anidride carbonica congelata): Può essere usato per innescare il processo di congelamento e precipitazione in nuvole con temperature molto basse.
Queste sostanze vengono disperse utilizzando aerei specializzati che volano attraverso le nuvole o con dispositivi a terra come generatori di fumo o lanciatori di razzi che spingono i particolati fino alle nuvole.
3. Processo di Formazione delle Precipitazioni
Dopo la dispersione dei nuclei, le particelle di ioduro d’argento o altri agenti permettono alle gocce d’acqua supercoolate presenti nella nuvola di congelarsi o crescere in dimensioni attraverso l’accrescimento. Questo processo aumenta il peso delle gocce d’acqua fino a quando non sono troppo pesanti per rimanere sospese nell’aria, cadendo poi a terra sotto forma di pioggia o neve.
4. Monitoraggio e Valutazione
Il processo di cloud seeding richiede monitoraggio e valutazione accurati per determinare l’efficacia dell’operazione. Si utilizzano radar meteorologici, satelliti e stazioni a terra per monitorare le modifiche nelle precipitazioni e nelle condizioni atmosferiche.
Considerazioni Etiche e Ambientali
Il cloud seeding solleva questioni etiche e ambientali, inclusi i potenziali impatti sulle regioni a valle, dove le modifiche alle precipitazioni potrebbero influenzare negativamente l’ambiente e le comunità. Inoltre, l’uso continuativo di certe sostanze chimiche potrebbe avere effetti a lungo termine sull’ecosistema.
In sintesi, il cloud seeding è un processo complesso che richiede una comprensione approfondita delle condizioni meteorologiche e una tecnologia sofisticata per essere implementato efficacemente.
Conclusioni
Questa tecnica è stata utilizzata per la prima volta negli anni ’40 e continua ad essere un argomento di ricerca e applicazione in molti paesi del mondo. Nonostante il suo potenziale, il cloud seeding solleva questioni relative all’efficacia, ai costi e agli impatti ambientali, così come dibattiti sulla sua regolamentazione e sulle implicazioni etiche di manipolare il clima.