di Guido Santangelo – Osservando il decorso del fiume Alento insieme ad un mio amico carissimo, ci vengono in mente tanti ricordi. Eravamo ragazzi curiosi e felici,ci si sentiva fortunati di vivere in una natura incontaminata e di un colore verde intenso. Sembrerà strano, ma eravamo felici di poter guardare e vivere delle esperienze che chi viveva in città non poteva, sentire degli odori particolari che rendevano unica la nostra giornata. I nostri ricordi partono dal decorso del fiume Alento, che ogni anno si modificava, ma noi ammiravano la sua dolcezza, il silenzio e la grandezza.
Lungo gli argini del fiume c’era un percorso sempre provvisorio, ma necessario per le nostre passeggiate e per il passaggio degli amici animali e delle persone che portavano gli animali al pascolo oppure per il trasporto con l’ aiuto degli asini della legna raccolta per l’inverno. Importante era la presenza lungo il decorso del fiume delle sorgenti d’acqua che dissettavano le persone e gli animali.
Quello che non ci dimenticheremo mai era il rispetto della natura e di tutto ciò che rendeva tutto unico, gli alberi maestosi, l’erba verde e profumata, i fiori che coloravano e rendevano tutto più semplice e accogliente.
C’era una sorgente d’acqua particolare perché ricca di residuo fisso e infatti si producevano delle formazioni particolari, dove la natura si sbizzarriva a formare delle costruzioni particolari.
Quest’acqua veniva consumata in casi eccezionali e si chiamava acqua “tofegna “perché produceva i tofi.
L’acqua che scorreva nel letto del fiume si beveva per ribadire come la natura era una ricchezza da tenere stretta e custodire gelosamente.
Lungo i sentieri si potevano osservare diversi alberi come l’ontano, la quercia la pianta dei vimini a volte anche dei ciliegi e poi tante piante del sottobosco, insomma uno spettacolo unico, un incanto.
Unici erano i fiori giallo oro delle ginestre e il colore bianco particolare dell’orniello, pianta che qualcuno ha scoperto e usata come ornamento da giardino.
Nei nostri ricordi non potevano mancare i pranzi a sacco, consumati all’ombra degli alberi con acqua fresca di sorgente , che delle volte si condividevano con le caprette che erano ghiotte per il pane.
In lontananza si sentivano i pastori e il tintinnio delle campane degli animali ,era un crescendo di emozioni e curiosità che arricchivano le nostre conoscenze.
Nel fiume si formavano delle cavità dove si raccoglieva l’acqua e si approfittava per fare il bagno, l’acqua era fredda e si scorgeva qualche trota che ci faceva compagnia.
Il tempo volava e scendeva la tristezza perché si tornava a casa e non si sentiva più la sensazione di libertà e purezza vissuta stando all’aria aperta.
Ho conosciuto delle realtà molto più povere del Cilento dove però l’intelligenza e le idee costruttive hanno creato delle attrazioni internazionali che ne hanno modificato non solo l’economia ma la storia ed il futuro.
I vecchietti mi dicevano: ricordati quello che è importante non sono i soldi ma l’uso dell’intelletto.