Domenica 30 aprile, alle ore 17.30, presso La Fornace di Agropoli, il pittore Roberto Bellucci dialogherà con la scrittrice Antonella Casaburi all’insegna della pluricomunicazione. Nell’ultima conclusiva serata dell’evento “Incontri tra arte, cultura e solidarietà”, in un originale format visivo – letterario, il pittore Roberto Bellucci e la scrittrice Antonella Casaburi daranno vita alla narrazione di un libro sintetizzato in un’immagine, dimostrando come sia possibile, in un comune contesto emotivo, creare il connubio tra arte visiva e arte letteraria. Verranno infatti presentati insieme il libro “Mirari” di Antonella Casaburi e il dipinto “Mirari” del pittore Roberto Bellucci, in un dialogo tra le arti che vedrà protagonisti attivi quanti parteciperanno all’incontro.
Antonella Casaburi, nata a Vallo della Lucania (SA) nel 1980, dopo la maturità classica si trasferisce a Roma, dove si laurea con lode in Storia della Critica Letteraria Italiana presso “La Sapienza” di Roma. Si occupa di Teoria della Letteratura e Critica Letteraria, Letteratura Comparata e Filologia romanza e ugro – finnica. Docente di italiano e latino, traduttrice di ungherese, ha un master in giornalismo ambientale e collabora con blog e testate giornalistiche. Mirari, edito da Lastaria Edizioni in collaborazione con Delia Agenzia Letteraria, è il suo fulminante esordio d’esordio, recensito dalla stampa nazionale, esposto al Salone Internazionale del Libro di Torino, alla Fiera del Libro di Roma e al Salone Internazionale del Libro di Praga. È recente la sua partecipazione a un format televisivo su La7.
Trama di Mirari
“Un viaggio in treno. Sei sconosciuti. E un’amicizia inaspettata che stravolgerà ogni cosa”. Giulia è una ragazza romana orfana dei genitori, una studentessa universitaria che un giorno sale su un affollato treno Intercity diretta nel Cilento, luogo lontano della sua infanzia. Lì, alle spalle della Torre di Velia, affacciata sul mare, ha ereditato una casa che ora vuole vendere. Ma anche un viaggio in treno può talvolta sconvolgere la vita. Giulia incontra nella cabina altre cinque persone. Paolo, un giovane medico siciliano che come lei abita a Roma e che la guarda con simpatia. Giovanni, un imprenditore agricolo del Cilento che ama profondamente il suo lavoro. Francesco, un ingegnere toscano che si sposta da un cantiere all’altro in giro per l’Italia. Maria, una cuoca di Sapri troppo affezionata alla sua terra per andarsene. E poi c’è lui: uno stravagante e burbero anziano che se ne resta tutto il tempo in disparte.
Nell’ultima parte, quella cilentana, i tempi di percorrenza si dilatano e dal finestrino si affacciano paesaggi che Giulia osserva con ammirato stupore. Le chiacchiere si sommano e tra i cinque, ad eccezione del burbero anziano, si crea un rapporto amichevole fatto di battute e di rivelazioni. Ma arriva per la ragazza il momento di scendere. Salutare Paolo però per Giulia non è così semplice, perché in quella manciata di ore trascorse insieme nel vagone di un treno qualcosa è scoccato. Tuttavia Giulia non può permettersi di soffrire ancora per un ragazzo, dunque scende dal treno senza voltarsi indietro. Ma il destino ha altri piani per la ragazza e per tutti gli altri …
Roberto Bellucci è nato a Roma. Quando ha cinque anni i genitori si trasferiscono a
Mogadiscio. La permanenza in Africa segna profondamente la sua vita proprio sul profilo artistico. I rapporti umani non comuni, la durezza della vita, il forte sole, i pungenti odori hanno scavato profondi solchi nella su anima. Al rientro in Italia va vivere a Napoli. Questa è un’esperienza pregnante, ed anche qui con un forte sole. Inizia a dipingere giovanissimo, nel 1978: inizia il suo personale percorso tecnico ed espressivo, sceglie di intraprendere studi artistici senza un percorso accademico che lo avrebbe influenzato allontanandolo dalla ricerca personale. Torna più volte in Africa approfondendo le differenze culturali con quelle occidentali. Lo caratterizza una forte identità artistica che gli permette di sviluppare le proprie esigenze di ricerca artistica. Il colore ha preso il sopravvento sul disegno che amava eseguire. Toglie il colore alla tela in un gioco di frammentazione cromatica nel tentativo di definire il male che lo circonda per farlo diventare accettabile. Roberto Bellucci entra nella sofferenza dei luoghi e dei fatti che lo coinvolgono; sente la necessità di descrivere attraverso le opere; cade in una situazione di sofferenza durante l’esecuzione, che lo strema a tal punto che necessita di ore prima di riprendersi dall’ultimazione del lavoro.
Roberto Bellucci narra le sue emozioni attraverso i dipinti. Narra nelle sue opere fatti storici, ad esempio dei campi nazisti dove le persone erano sterminate, per non dimenticare ciò che è accaduto, oppure di fatti attuali come le morti nel mare a denuncia dell’indifferenza. “Ci sentiamo proprietari di un territorio”, racconta, “che non ci appartiene”, per rimarcare la sua esperienza in Africa che ancora oggi riporta nella opere d’arte di forte impatto emotivo anche per chi le osserva.
I dipinti si compongono di uno spunto figurativo, quale porta di ingresso nel quadro, ed uno sviluppo cromatico, quale percorso sensoriale a narrate storie fatte di sensazioni. Man mano che l’occhio rileva particolari e percepisce le combinazioni cromatiche le sensazioni si fanno più profonde e complesse. L’opera viene concepita vivendo esperienze individuali o collettive. Tali sensazioni si annidano nella mente ove comincia a comporsi un’immagine fatta di figure e colori. L’immagine ha un percorso evolutivo che può durare pochi giorni o anni. Infine giunge la realizzazione eseguita in un unico gesto, che suggella l’apice della elaborazione psichica dell’immagine.
L’evento “Incontri tra arte, cultura e solidarietà”, originale format letterario- visivo, è solo l’ultima delle numerose mostre personali dell’artista Roberto Bellucci.
http://www.artebellucciroberto.com/it/
Antonella Casaburi