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di Antonella Casaburi – “Ginestre e libri proibiti”, di Luciana Gravina, è un romanzo storico condotto secondo cliché tra vero e verosimile, nella sensibilità di un secolo, il ‘600, schiacciato dalla superstizione e dall’abuso di potere. L’epoca in cui si svolgono le vicende di “Ginestre e libri proibiti” è un’epoca soffocante, ma anche densa di fermenti sotterranei: una Inquisizione perversa e prevaricatrice, il diritto alla lettura dei libri (in particolar modo quelli “proibiti”) vissuto come colpa, il pensiero divergente punito delitto. Nel romanzo si susseguono fatti ed eventi in cui l’amore e l’odio, la magia, la miseria, la grazia aristocratica, la grettezza, l’acume intellettuale, la vendetta, la vita, la morte si mescolano con naturalezza, ma anche con audacia.
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I fatti si svolgono nel Cilento: un topos letterario poco frequentato. Il luogo delle vicende è niente affatto frequentato: Torraca, un paesino sperduto nel Cilento. Protagonista della vicenda è don Biagio Gravina, un personaggio di pura invenzione che ha l’ambizione di essere un antenato dell’autrice.
Nella Torraca del ‘600, don Biagio è un uomo che attraverso amicizia, amore ed eventi drammatici progressivamente conquista la consapevolezza del suo essere al mondo e del suo diritto al pensiero autonomo. La sua passione per il pensiero di Giordano Bruno si rivela presto pericolosa.
Accanto a don Biagio Gravina, entra in scena un personaggio storico, un alto prelato, un Vescovo, un nobile, un letterato, un poeta dalla vita misteriosa e inquietante: il Barone Giovan Giacomo. Vissuto dal 1614 al 1692, il Barone Giovan Gacomo, detto il Palemonio, della famiglia dei Palamolla, Signori di Torraca e del Porto di Sapri, fu Vescovo di Martirano.
Biagio e Giovan Giacomo sono due personaggi speculari, accomunati dalla vita al paesello e in seminario, dalla passione per i libri (soprattutto quelli proibiti!), dallo studio delle lingue dall’appartenenza alla Chiesa, dall’indulgenza per la debolezza umana. Un romanzo, questo, che si rivela una galleria di personaggi storici e di invenzione, a volte improbabili, ma appassionati e coinvolgenti.
Luciana Gravina. Di Torraca, nata a Buonabitacolo (SA), vive a Roma. Laureata in Lettere Classiche è stata docente nei Licei. È scrittrice: autrice di narrativa, poesia, critica letteraria e d’arte. Per la narrativa ha pubblicato: Bisegni, AltrEdizioni, Roma, Ginestre e libri proibiti, romanzo, Onereed Edizioni, Milano. Per la critica letteraria, Il segno e dintorni, Boll. Bibliot. Prov. Matera. Per la poesia ha pubblicato: A folle da uno a due, Ed. La Scena Illustrata, L Polena Ed. Levante, E se …, ed. Rossi e Spera, M’attendo il giorno, Edizioni ArtEuropa, Del senso e del sé, Edizioni ArtEuropa, L’infinito presente, AltrEdizioni, Luciana Gravina, percorsi poetici e pretesti critici.
Consiglio di leggere “Ginestre e libri proibiti”, di Luciana Gravina, perché questo romanzo storico non convenzionale permette di scoprire l’affascinante e quasi sconosciuto Cilento del ‘600 e perché, tra carnali ginestre e inquieti libri proibiti, fa riflettere sul diritto alla libertà.
Antonella Casaburi