E’ il prof. Rosario D’Acunto , il Presidente della Associazione Professionale che rappresenta gli Operatori del Turismo Esperienziali di tutta Italia, a dirlo su facebook: “Si può parlare di turismo esperienziale solo quando i locali coinvolgono i consumatori in un’avventura, un’impresa, una storia ancorata al Genius Loci. Il consumatore, quindi, diventa lui stesso produttore dell’intrattenimento. Il turismo esperienziale si manifesta laddove i turisti “mettono le mani in pasta”, seguendo i propri gusti e le proprie passioni. Le passioni creano relazioni, le relazioni suscitano emozioni e le emozioni creano memorabilità. Di conseguenza nascono la fidelizzazione, il marketing del ritorno e la trasformazione.”
Campano, della Provincia di Salerno, classe 1956 , il prof. D’Acunto vanta una importante carriera più che quarantennale nel settore della docenza superiore e universitaria con una vocazione particolare verso gli aspetti legati al marketing del turismo e marketing del territorio.
Dopo aver vissuto un’esperienza in una località, infatti, si ritorna a casa trasformati, essendo stati coinvolti dal punto di vista delle proprie passioni e avendo vissuto emozioni memorabili.
Per capire questo fenomeno bisogna richiamarsi alla curva di Kuznets, che spiega come con il consumismo, con il denaro, non si sia raggiunta le felicità, ma come anzi, molto spesso le persone siano sempre più insoddisfatte e depresse. Si delinea quindi chiaramente uno scriptum cambium, che non è affatto una banalità: per essere realmente felici, le persone hanno bisogno non di beni materiali, ma di “beni relazionali”.
Quando il reddito raggiunge un determinato livello, in sintesi, una volta soddisfatti i bisogni di base, la felicità cala, perché c’è sempre meno tempo per le relazioni. La società più che di beni privati ha bisogno dunque di beni relazionali. Ed il turismo esperienziale produce beni relazionali. Purché l’esperienza sia professionalizzata e legata indissolubilmente al genius loci di un territorio.
Il vero turismo esperienziale, quindi, coinvolge le comunità locali, crea relazioni sulla base delle passioni e suscita emozioni. L’esperienza rappresenta una soddisfazione sia per chi la eroga sul proprio territorio, sia per chi la vive e quindi per i turisti che diventano local, e sia per la comunità locale, in quanto quel genius loci rischierebbe di essere dato per scontato, di restare anonimo o addirittura di essere dimenticato e di uscire dal patrimonio della stessa comunità.
Allestendo quindi un’esperienza in modo professionale si crea un bene per i turisti che lo richiedono, per i locali che lo erogano e per la comunità che ha la possibilità di far rivivere il proprio genius loci.
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