Il dado è tratto. La notte fra il 10 e l’11 gennaio del 49 a. C. Cesare oltrepassò in armi il Rubicone. Era l’inizio della guerra civile: la guerra che avrebbe cambiato le sorti della Repubblica di Roma. 2072 anni fa, in una gelida notte d’inverno, alle prime ore dell’alba il condottiero romano Caio Giulio Cesare compì un atto le cui ricadute avrebbero cambiato la storia.
“Il dado è tratto”, pare abbia detto in quel momento il generale Cesare. Alla guida dei suoi vittoriosi e fedelissimi veterani della Gallia, Cesare attraversò in armi il Rubicone, un fiume nei pressi di Roma che fungeva da confine oltre il quale nessun esercito avrebbe mai potuto avanzare armato. Mai. Cesare varcò quel confine, dando vita alla sanguinosa guerra civile che vide opposti i suoi Populares ai Conservatori di Pompeo.
Cesare aveva voglia di potere? Di sconfiggere Pompeo per restare lui solo al comando di Roma, come un nuovo, ottavo re di Roma? Forse. Ma Pompeo, che con Cesare lontano nelle Gallie aveva i suoi armati a presidio di Roma, forte peraltro dell’appoggio dei senatori, cosa avrebbe fatto a Cesare se questi, rispettando le leggi, fosse entrato a Roma senza armi? Pur di sconfiggere Cesare non è forse vero che Pompeo aveva preso accordi con popoli barbari a cui, in caso di vittoria, avrebbe ceduto territorio romano? Pompeo difendeva Roma, o il proprio prestigio? E Cesare poi, dopo aver sconfitto Pompeo, non resse forse una Repubblica che Repubblica rimase solo in via formale in quanto, di fatto, Cesare attribuì a se stesso un potere supremo? Fu forse questo il motivo che portò al suo assassinio? Assassinio a cui Marc’Antonio, il fido Marc’Antonio, davvero non prese parte?
Una cosa sola è certa: la guerra civile repubblicana, ovvero la lotta dei generali l’uno contro l’altro, indebolì a tal punto Roma che, sotto gli imperatori, in poche generazioni si vide depredata e poi sconfitta da quelli che, a torto o ragione, la civiltà latina definiva illetterati e rozzi: i barbari.
“Il dado è tratto” disse Cesare; già, perché Pompeo fu sconfitto, Cesare fu assassinato, e Roma s’indebolì. Il dado venne tratto e Roma iniziò il suo inevitabile declino.
Antonella Casaburi