Francesco Castiello – La riforma del premierato, incentrata sull’elezione diretta del Capo dell’Esecutivo, porta all’instaurazione di un regime “capocratico” (vedasi il recente saggio di M. Ainis, Capocrazia) che a un sistema fondato sull’equilibrio tra il potere legislativo del Parlamento, il potere esecutivo del Governo e il potere di garanzia del Capo dello Stato, mira a sostituire un sistema profondamente
diverso, inciso da un potere egemone, quello del Capo dell’Esecutivo, a fronte di poteri affievoliti, quelli degli altri due organi costituzionali. La tendenza alla egemonia dell’esecutivo, già in essere da tempo (si pensi alla funzione legislativa ormai per la più parte esercitata dal Governo a suon di decreti legge, di voti di fiducia, di decreti legislativi con deleghe in bianco, non limitate da principi e criteri direttivi sufficientemente determinati), si è rafforzato con la concentrazione del potere nelle mani del Capo del Governo, cui sono, oggi, in pratica, tra l’altro riservate le più importanti decisioni economico-finanziarie, come in materia di fondi di coesione, di Zes, etc.).La riforma del premierato è la normativizzazione di un presidenzialismo di fatto, trasformativo e corrosivo della Costituzione, che ora si intende trasporre in norma scritta.Con la riforma del premierato il Capo del Governo vede accresciuto ancora di più il proprio potere grazie all’elezione diretta da parte del Corpo elettorale. Inoltre, nella misura in cui si allenta il sistema dei contrappesi, col forte ridimensionamento del ruolo del Parlamento e del Capo dello Stato, il potere del Capo del Governo, per dirla con Ainis, “torreggerà su tutti gli altri, a scapito delle garanzie costituzionali”. Tutto ciò apre la porta a un regime autoritario che nella riscrittura di qualche articolo della Costituzione intende trovare un formale fondamento, ma che rimane comunque un corpo estraneo, perché in antitesi con i valori supremi sui quali la Costituzione si fonda (la democrazia rappresentativa, la libertà di pensiero, la libertà di stampa, la libertà di riunione, etc.); valori che, come risulta da vari fatti di cronaca di questi ultimi giorni, rischiano di essere sovvertiti ed abbandonati.
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