Alzheimer: quali sono le cause?
L’Alzheimer (anche nota come malattia di Alzheimer) è una condizione neurodegenerativa cosiddetta a decorso cronico nonché progressivo. Tale patologia rientra tra le cause più comuni di demenza. Attualmente l’Alzheimer colpisce il 5% della popolazione con età superiore ai 65 anni e il 20% dei soggetti con età superiore a 85 anni. Esistono tuttavia casi con esordio precoce ossia intorno ai 50 anni.
Per ciò che concerne le cause di questa malattia, queste sembrano essere connesse a un’alterazione del metabolismo di una particolare proteina, ossia il precursore della beta amiloide (APP) la quale, per ragioni ancor oggi ignote, viene metabolizzata in modo anomalo portando alla produzione della beta amiloide, una sostanza neurotossica che si accumula nel cervello favorendo la morte progressiva dei neuroni. In un numero limitato di casi (al di sotto del 5%), l’Alzheimer è causato dall’alterazione di un gene che ne determina la trasmissione tra generazioni all’interno di una famiglia. Le forme di Alzheimer familiari possono inoltre avere insorgenza ancor più precoce (prima dei 40 anni) e sono connesse alla presenza di particolari geni che determinano una trasmissione a carattere autosomico dominante. In linea generale, la maggior parte dei casi di Alzheimer si manifesta in modo sporadico, ossia in soggetti senza una familiarità con la malattia.
Sintomi dell’Alzheimer
L’Alzheimer si manifesta con svariati sintomi che possono variare tra i soggetti che la sviluppano. Tuttavia, il sintomo più noto e maggiormente associato a tale patologia è la perdita di memoria. Questa si presenta inizialmente in forma leggera (e talvolta irrilevabile) per poi divenire sempre più grave. A ciò si associano spesso altri disturbi come:
• disturbi legati al linguaggio (ad esempio impoverimento del linguaggio);
• disorientamento spazio-temporale;
• disturbi del sonno;
• difficoltà nell’esecuzione delle principali attività quotidiane;
• perdita dell’autonomia;
• umore depresso;
• disturbi comportamentali (tipici degli stadi più avanzati della malattia).
Ridurre la progressione dell’Alzheimer: ecco le nuove scoperte
Gli studi e le ricerche sulla malattia di Alzheimer hanno permesso nel corso del tempo di fare enormi passi avanti. Una delle più recenti scoperte ha infatti consentito di individuare un meccanismo che, secondo i ricercatori, potrebbe rallentare il decorso dell’Alzheimer grazie alla rimozione delle proteine amiloidi dal cervello attraverso il sistema glinfatico. Quest’ultimo si compone di una rete idraulica parallela rispetto ai vasi sanguigni dell’enecefalo. In sintesi, secondo le più recenti scoperte, attraverso una stimolazione sensoriale alla frequenza del ritmo cerebrale gamma di 40 Hz, è possibile ridurre la progressione dell’Alzheimer favorendo così il trattamento dei sintomi (rilevazione effettuata sia su volontari umani che su topi). A effettuare tale scoperta sono stati gli studiosi del Picower Institute for Learning and Memory del MIT (Massachusetts Institute of Technology). Lo studioso Mitch Murdock, durante il suo dottorato al MIT in Brain and Cognitive Sciences, ha eseguito numerosi test (sui topi) i quali hanno consentito di dimostrare come aumentando la stimolazione sensoriale gamma, anche la sincronia e la potenza del cervello aumentano di un valore pari a 40 Hz. La conseguenza rilevabile è il rilascio di peptidi da parte di una particolare tipologia neuronale. Inoltre, dai risultati ottenuti è emerso che tali segnali proteici consentirebbero di favorire l’eliminazione, per mezzo del sistema glinfatico, dell’amiloide. Dunque, in base a quanto emerso, è stato possibile avvalorare precedenti studi che avevano dimostrato come il sistema glinfatico sia indispensabile per regolare i ritmi cerebrali, dimostrando così che attraverso la stimolazione sensoriale gamma sia possibile abbassare i livelli di amiloide nei topi affetti di Alzheimer.