Il dibattito sulla riforma delle pensioni in Italia, continua ad essere al centro dell’attenzione.
Gli ultimi sviluppi riguardano direttamente una delle categorie professionali più indispensabili ed importanti del Paese: i medici. Con l’approvazione del cosiddetto “Milleproroghe”, è stata decisa un’importante modifica che influenzerà il futuro pensionistico di molti operatori sanitari.
Il “Milleproroghe” è una legge che, come suggerisce il nome, proroga una serie di disposizioni normative già in vigore, tra cui quelle relative alle pensioni. Una delle novità più significative riguarda l’età pensionabile dei medici, la quale subisce un aumento fino ad arrivare al settantaduesimo anno di età, sollevando interrogativi e discussioni all’interno della comunità dei professionisti medici.
Le motivazioni di questa decisione possono essere ricondotte a una serie di diversi fattori.
Innanzitutto, l’allungamento dell’età pensionabile a settantadue anni dei medici potrebbe essere visto come un tentativo di bilanciare i conti del sistema previdenziale, considerando il crescente numero di pensionati e l’aumento dell’aspettativa di vita della popolazione italiana. Inoltre, dal punto di vista meramente assistenziale, mantenere i medici in servizio per un periodo più lungo può contribuire a garantire una maggiore continuità nell’assistenza sanitaria e a sfruttare al massimo le competenze e l’esperienza accumulata nel corso degli anni.
Un’altra motivazione espressa, è stata quella di garantire il tutoraggio e la formazione da parte di persone esperte ai neo assunti. Tuttavia, l’allungamento dell’età pensionabile dei medici non è privo di polemiche e preoccupazioni da parte degli stessi. Molti medici lamentano infatti il peso fisico e mentale del lavoro nella sanità, caratterizzato da turni estenuanti, pressioni costanti, continui salti di riposo per carenza di personale e un carico emotivo significativo. Questi fattori possono influenzare negativamente la salute e il benessere dei professionisti medici nel corso degli anni, rendendo l’idea di lavorare fino a un’età più avanzata non solo poco allettante, ma bensì deleteria.
Inoltre, un altro fattore che deve far riflettere, è il fatto che questo allungamento dell’età pensionabile possa ostacolare il ricambio generazionale, bloccando le opportunità di carriera per i giovani medici e riducendo quindi le possibilità di assunzione da parte delle aziende sanitarie sia nel pubblico che nel privato.
Diventa quindi importante considerare possibili soluzioni e alternative a questo problema: una possibile via potrebbe essere quella di implementare politiche e programmi mirati a migliorare le condizioni di lavoro dei medici (e di tutto il restante personale sanitario), riducendo il carico di lavoro e garantendo un migliore equilibrio tra vita professionale e personale, integrando anche con riconoscimenti economici e con la dovuta meritocrazia.
In conclusione, l’aspetto legato all’età pensionabile del decreto “Milleproroghe”, merita una riflessione approfondita, perché pare non tenere in considerazione le effettive conseguenze che potrebbe avere sulla salute psico fisica del medico stesso, e quindi anche della qualità dell’assistenza, ma tiene conto solo delle esigenze numeriche del Sistema Sanitario Nazionale.