In un remoto villaggio nei pressi di Betlemme, abitava una donna avanti con gli anni soprannominata “La Befana”. Nonostante l’aspetto curato, ella aveva fama di persona collerica e scontrosa. Difatti, nubile e solitaria com’era, La Befana era restìa ad offrire aiuto e conforto al prossimo. Le sue giornate trascorrevano infatti tra le faccende domestiche, da eseguire con estrema meticolosità, e la produzione di calzini, unicamente a proprio uso e consumo. Col trascorrere del tempo e l’aggravamento dei suoi umori, era divenuta nota a tutti come la “strega” del paese.
La visita del Magio
Quando La Befana raggiunse i settant’anni, giunse nel villaggio una carovana di Magi, diretti alla grotta di Betlemme. Uno di essi bussò alla porta della donna, chiedendole ospitalità per la notte. Con sommo stupore di lei, che pure esitava, il Magio venne accolto e trattato con riguardo. L’illustre ospite le narrò del neonato Messia, destinato a redimere l’umanità dal peccato, che si accingevano a omaggiare. La Befana, sebbene lusingata, oppose un netto rifiuto all’invito di unirsi al seguito. Ciò nonostante, in un impeto di generosità insolito, Ella consegnò al Magio una delle sue calze, affinché la deponesse ai piedi del Bambin Gesù quale simbolico tributo.
La redenzione della Befana
A partire da quell’incontro, La Befana attraversò una radicale metamorfosi interiore. Cominciò con l’elargire le sue calze ai bimbi del circondario, suscitandone la gratitudine. parallelamente, la sua proverbiale scontrosità lasciò il posto ad un temperamento allegro e benevolo. Col passare degli anni, giunsero sino a Lei racconti del profeta di Nazareth, artefice di portenti: riconobbe in lui quel Neonato divino che, per viltà, non aveva omaggiato. Ne provò profondo rimorso e, notte dopo notte, implorò il perdono del Messia.
L’apparizione e la missione
Quando La Befana toccò i centotré anni, le apparve in sogno il Redentore risorto. Le annunciò il Suo perdono e la investì di una nobile missione. Ogni vigilia dell’Epifania, ella avrebbe sorvolato il mondo sulla sua scopa, calando calze ricolme di dolci e giocattoli nelle case dei bimbi meritevoli. Ai piccoli che invece si fossero comportati male, non restava che del comune carbone.
I preparativi della vecchietta
Per tutto l’anno dunque, La Befana attende al suo compito con gaudio. Confeziona personalmente calzini di ogni misura, riempiendoli di leccornie e balocchi per i bambini obbedienti. Per i monelli provvede invece a procurare del carbone, che provvede ad addolcire in modo che risulti commestibile. L’anziana signora trae grande appagamento da questi preparativi, che le hanno restituito il sorriso.
La notte fatata
Quando infine giunge la notte della Befana, l’attempata viaggiatrice sale in groppa alla sua scopa ed intraprende il lungo periplo attorno al globo. Sorvola silenziosa ogni contrada, calandosi agevole dai comignoli per deporre il meritato premio o ammonimento in ciascuna dimora. Grazie alla velocità della scopa e alla maestria acquisita nel tempo, riesce ad ultimare il giro prima del sorgere del sole.
La ritrovata felicità
Adesso, il nome della Befana è indissolubilmente legato alla felicità dell’Epifania. Quella che fu un tempo una scontrosa e solitaria megera, grazie al perdono e alla missione affidatale dal Messia, ha riscattato la propria indole difficile, divenendo simbolo di generosità verso l’infanzia. E la sua presente beatitudine non potrebbe essere più genuina.