In occasione dell’anno centenario della nascita (e settantesimo della morte), la figura e l’opera di Rocco Scotellaro hanno ispirato libri, articoli e saggi, l’organizzazione di convegni e seminari, perfino rappresentazioni teatrali. Il ritorno d’interesse verso la sua esemplare esperienza di poeta degli ultimi e indagatore critico del suo tempo ha alimentato un dibattito vivo, serrato, che ha attraversato in pratica l’intero 2023. A testimonianza della straordinarietà di una biografia politica e intellettuale che ancora oggi indica interessanti prospettive di riflessione e di impegno civile e democratico. Sull’impostazione meridionalistica di Scotellaro sono stati versati fiumi d’inchiostro; ne è stata evidenziata l’originalità e sottolineata la matrice politico-culturale. E quella lezione, paragonata allo stato odierno del dibattito sul Mezzogiorno, è sembrata costruire più di un indirizzo di marcia. Sul tema, l’Associazione Memoria in Movimento di Salerno, in collaborazione con Critica Sociale ha organizzato per lunedì 11 dicembre alle 18, presso la Casa del Volontariato in via F. Patella, una tavola rotonda dal titolo “Rocco Scotellaro, il meridionalismo eretico di un grande irregolare. Il Sud, il socialismo degli ultimi e la sfida della modernità“. Alla discussione, che sarà moderata dalla vicepresidente di Memoria in Movimento, Maria Di Serio, prenderanno parte Massimiliano Amato, condirettore di Critica Sociale, rivista teorica del socialismo italiano che alla figura di Rocco Scotellaro ha dedicato quest’anno due monografie, uscite nei numeri di maggio e di ottobre, Vittorio Dini, professore emerito dell’Università di Salerno e storico del pensiero politico, Sergio Dalmasso, storico del movimento operaio, e Sebastiano Martelli, professore emerito dell’Università di Salerno, già curatore di un’antologia di scritti poetici e letterari di Scotellaro, membro del Comitato per le celebrazioni del centenario.
“Abbiamo scelto questo tema – spiega Amato – per evidenziare quanto Scotellaro sia stato dirompente, rivoluzionario rispetto al proprio tempo. Il suo approccio alla questione meridionale accantona definitivamente l’elaborazione postunitaria, il meridionalismo delle classi colte e del notabilato, che aveva quasi completamente rimosso, o nella migliore delle ipotesi sottoposto a brutali semplificazioni, il principale problema posto dal processo unitario. Vale a dire l’integrazione delle masse meridionali, composte per un’altissima percentuale da contadini, nel nuovo Stato nato nel 1861. Dove per integrazione deve intendersi il riconoscimento di un’autonoma soggettività politica e civile del mondo contadino, nel compiersi del processo unitario privato della possibilità di maturare una precisa consapevolezza del proprio ruolo nazionale. Discuterne oggi – conclude il condirettore della Critica – è tutt’altro che un esercizio ozioso. Il problema della mancata integrazione del Sud nei grandi processi di crescita nazionali e europei è quasi completamente scomparso dal dibattito pubblico. Riprendere in mano la testimonianza lasciata da Scotellaro serve quindi non solo e non tanto per ricostruire il passato, ma per cercare di capire quello che ci sta succedendo e in che direzione stiamo andando“.