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Le 5 cose (meno famose) da vedere sugli Alburni

I Monti Alburni sono una delle gemme della provincia di Salerno e del Parco del Cilento e Vallo di Diano. Di natura carsica, sono caratterizzati dalla presenza di numerosissime grotte. La vetta più alta è il monte Panormo e l’intero massiccio conserva una natura rigogliosa, spesso selvaggia, che offre molteplici sentieri ideali per il trekking tra boschi di faggi e castagni. Indicare solo 5 cose da non perdere per chi vuole andare alla scoperta di questo luogo fantastico è assai riduttivo e quindi saranno solo 5 mete “meno famose” delle decine di luoghi assolutamente da non perdere in questa zona.

L’Oasi WWF di Serre-Persano, nata nel 1981 grazie a un accordo tra il WWF e il Consorzio di Bonifica, rappresenta un importante habitat naturale lungo il fiume Sele, con una superficie di circa 300 ettari. Questo ambiente palustre è concentrato attorno al lago artificiale di Persano e è prevalentemente caratterizzato da un esteso canneto che fornisce rifugio e sostentamento a numerose specie di piante e animali. La varietà di specie animali presenti nell’oasi è notevole. Nel canneto, in particolare, è possibile osservare una ricca avifauna, con colorati uccelli che lo popolano, specialmente durante la stagione primaverile quando molti di loro trovano rifugio per nidificare. Tra le specie di uccelli presenti si annoverano il cannareccione, il tarabusino, la folaga, lo svasso maggiore, il germano reale, la marzaiola, l’airone cenerino e rosso, e il martin pescatore. Un elemento distintivo e di grande importanza ecologica è la presenza di rari esemplari di lontra, una specie di mustelide attualmente in via di estinzione. La lontra è diventata il simbolo stesso dell’Oasi di Persano, contribuendo a sensibilizzare sulle specie in pericolo e sulla necessità di conservare questi habitat naturali. L’accesso all’Oasi di Serre-Persano è possibile attraverso la S.S. 19, in direzione di Eboli. La sua posizione strategica consente ai visitatori di godere della bellezza e della diversità della flora e della fauna presenti in questo suggestivo ambiente palustre. La conservazione e la tutela dell’area sono fondamentali per preservare la biodiversità e favorire la sopravvivenza di specie minacciate come la lontra.

Il castello Giusso e Sicignano degli Alburni

Il Castello di Sicignano degli Alburni, conosciuto anche come Castello Giusso, ha radici che risalgono all’epoca longobarda. Costruito nei primi decenni dell’anno 1000, fu commissionato dai Principi di Salerno. Inizialmente, il castello fu parte del contesto longobardo, un periodo storico che vide la presenza di questa popolazione germanica nell’Italia meridionale. Successivamente, nel corso del XI secolo, il castello passò sotto il dominio dei Normanni, come indicato in un atto di donazione datato 1086. L’atto menziona Asclettino, conte di Sicignano degli Alburni, come figura normanna coinvolta nella gestione del castello.

Questo periodo segna la transizione dal dominio longobardo a quello normanno nella storia del castello. Una fase significativa nella storia del Castello di Sicignano degli Alburni si colloca tra il 1300 e il 1400. In questo periodo, il castello subì una completa ricostruzione. Questa fase di rinnovamento e ricostruzione potrebbe essere stata influenzata da esigenze difensive o da motivi architettonici e culturali dell’epoca. Le varie fasi storiche che il castello ha attraversato nel corso dei secoli contribuiscono alla sua complessa storia e al suo valore storico. Oggi, il Castello di Sicignano degli Alburni potrebbe essere aperto al pubblico o svolgere un ruolo nelle attività culturali della zona, offrendo agli visitatori un’affascinante immersione nella storia e nell’architettura medievale.

Il Castello Giusso (in una ripresa di qualche anno fa)

Il Museo Naturalistico degli Alburni a Corleto Monforte

Ecco alcune caratteristiche e aspetti rilevanti del Museo Naturalistico degli Alburni:

  1. Anno di Fondazione: Il museo è stato inaugurato nel 1997, indicando un impegno per la conservazione e la promozione della natura e della cultura della zona.
  2. Ubicazione: La posizione del museo nel centro storico di Corleto Monforte suggerisce un collegamento con la comunità locale e una presenza che contribuisce alla vitalità culturale della zona.
  3. Focus Naturalistico: Come suggerisce il nome, il museo si concentra sulla presentazione del patrimonio naturalistico della regione degli Alburni. Ciò potrebbe includere esposizioni sulla flora, fauna, geologia e altri aspetti ecologici distintivi dei Monti Alburni.
  4. Ruolo Educativo: I musei naturalistici spesso svolgono un ruolo educativo, offrendo programmi educativi, visite guidate e altre attività per informare il pubblico sulla natura circostante e la necessità di preservarla.
  5. Contributo alla Comunità: Un museo di questo tipo può rappresentare una risorsa culturale significativa per la comunità locale, promuovendo la consapevolezza ambientale, la ricerca scientifica e l’interesse per la storia naturale della zona.
  6. Esperienze Interattive: Alcuni musei naturalistici offrono esperienze interattive, come laboratori o simulazioni, per coinvolgere i visitatori in modo più diretto e coinvolgente.

Visitarlo potrebbe essere un modo interessante per esplorare la bellezza e la diversità della natura presente nei Monti Alburni e comprendere meglio l’importanza della conservazione ambientale.

Il centro storico di Petina ed il suo Osservatorio

Petina è un affascinante borgo situato alle pendici degli Alburni, sotto i monti Forloso e Pietralata. La presenza di boschi di faggi, pini e lecci contribuisce sicuramente alla bellezza del paesaggio circostante. Il fatto che Petina si affacci sul vallone attraversato dal fiume Onofrio, un affluente del Tanagro, aggiunge un elemento naturale significativo alla sua posizione. Il fiume Onofrio, precedentemente noto come vallone della Colonna, potrebbe avere un ruolo importante nella storia e nella vita del villaggio. Il borgo alburnino è la base di partenza per raggiungere, a un’altitudine di 1169 metri, uno degli osservatori astronomici più importanti, grandi e potenti d’Europa: L’osservatorio astronomico Aresta. La scelta di posizionare l’osservatorio in una radura circondata da un fitto bosco contribuisce probabilmente a ridurre l’inquinamento luminoso e a fornire un ambiente ideale per l’osservazione del cielo notturno. La trasformazione di un vecchio “casone” dell’Aresta, che in passato fungeva da rifugio per pastori e mandriani, in un moderno osservatorio astronomico aggiunge un tocco di storia e tradizione al luogo. Questo connubio tra antico e moderno può rendere l’osservatorio di Petina un luogo unico e affascinante.

Petina

La descrizione dell’attrezzatura utilizzata nell’osservatorio, con una cupola di 5 metri di diametro che ospita un riflettore con uno specchio in vetro ceramico di 850 mm di diametro, è impressionante. La configurazione ottica Ritchey-Cretien, associata a un tubo in fibra di carbonio per massima leggerezza e rigidità, insieme a una montatura equatoriale completamente computerizzata sincronizzata con la rotazione della cupola, evidenzia l’attenzione ai dettagli e la tecnologia avanzata utilizzata per l’osservazione astronomica. È un peccato che l’osservatorio sia attualmente in manutenzione ma la passeggiata e’ spettacolare. Petina è anche conosciuto come il paese delle fragole.

Il Sentiero dei Monti Alburni è parte di una rete di percorsi escursionistici che si sviluppano nella regione, collegando diverse località lungo la Via Popilia. Questo sentiero in particolare si suddivide in tre rami, ognuno dei quali attraversa diversi centri abitati e offre la possibilità di esplorare la bellezza naturale e culturale della zona. Il primo ramo inizia nella località di Postiglione lungo la Via Popilia e attraversa centri abitati come Postiglione, Controne, Castelcivita, Ottati, Sant’Angelo a Fasanella, Corleto Monforte e raggiunge San Rufo, offrendo un collegamento con il territorio del GAL Vallo di Diano. Durante il percorso, ci sono luoghi di interesse come la chiesa di Santa Maria del Cardoneto ad Ottati e la grotta di San Michele a Sant’Angelo a Fasanella. Il secondo ramo parte da Corleto Monforte e attraversa località come Roscigno, Bellosguardo ed Aquara prima di ritornare sulla Via Popilia nel territorio di Postiglione. Il terzo ramo ha inizio nella località di Petina lungo la Via Popilia, attraversa Petina e Sicignano degli Alburni e si riconnette alla Via Popilia a Scorzo nel comune di Sicignano degli Alburni. Con una lunghezza totale di 122 km, il Sentiero dei Monti Alburni offre ai visitatori la possibilità di esplorare la varietà di paesaggi e la ricca storia culturale della regione. L’itinerario sembra offrire un’esperienza completa, dalla natura alla cultura, attraverso i numerosi centri abitati e i luoghi di interesse lungo il percorso. (Ulteriori info sul sentiero le trovate su questo link: http://www.camministorici.it/it/user/12/itinerari/2126/il-sentiero-dei-monti-alburni

Come avrete potuto notare non abbiamo citato: Le grotte di Castelcivita, le grotte di Pertosa / Auletta, il sentiero Italia (quasi in vetta al Panormo) e tantissime altre cose ben piu’ conosciute.

redazione

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