Il Cilento e la chitarra battente – Incastonato come una perla rara nel cuore pulsante della Campania si trova il Cilento, affascinante terra ricca di storia, cultura e tradizioni secolari. In questa regione dai mille volti ha preso vita, circa un secolo fa, uno strumento musicale dall’anima antica: la chitarra battente cilentana. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, avvolte da un alone di mistero che ne accentua il fascino. Stando ai racconti tramandati di generazione in generazione, i primi vagiti di questo magico strumento si diffusero fra le viuzze di Casigliano, minuscolo borgo arroccato sulle colline di Sessa Cilento. Qui, sul finire dell’Ottocento, i fratelli De Luccia diedero forma ad un’opera d’arte senza tempo, plasmando fondo e fasce in pregiati legni d’acero o ciliegio, assemblando la tavola armonica in abete e fissando un ponticello mobile in grado di far vibrare le cinque coppie di corde metalliche. Un vero e proprio capolavoro di ebanisteria che richiamava, nelle forme e nelle tecniche costruttive, la sua illustre antenata napoletana risalente al XVIII secolo.
Si narra che il primo archetipo di chitarra battente a cinque cori fu concepito dal leggendario liutaio cremonese Antonio Stradivari, considerato universalmente il più grande costruttore di strumenti ad arco di tutti i tempi. Chissà se anche i fratelli De Luccia si ispirarono al genio del maestro Stradivari per scolpire nel legno le proprie opere d’arte. Di certo, grazie alla loro abilità artigianale, Casigliano detenne per decenni il monopolio nella produzione di questo gioiello della liuteria, capace di sprigionare un suono caldo e avvolgente, dal sapore antico.
Sfortunatamente, attorno alla metà del Novecento, i De Luccia emigrarono oltreoceano in cerca di fortuna e la fabbricazione della chitarra battente si interruppe all’improvviso, come un motore che si spegne di colpo. Per oltre mezzo secolo questo magico strumento parve destinato ad un triste oblio, confinato nei ricordi sbiaditi degli anziani del paese, unico scrigno in grado di preservarne la memoria. Ma ogni silenzio, prima o poi, è destinato a spezzarsi. Sul finire del nuovo millennio il valente liutaio Domenico Campitiello ha sapientemente rispolverato e riportato in vita l’arte di plasmare la chitarra battente cilentana, facendo risuonare nuovamente le sue corde dopo decenni di quiete. È stato come assistere ad una rinascita, al miracoloso risveglio di una tradizione che sembrava persa per sempre. Oggi, il mondo intero può nuovamente bearsi dell’incanto senza tempo di questo straordinario strumento.
La sapiente maestria di Campitiello ha ridato voce ad un pezzo di storia, traghettandolo felicemente nel nuovo millennio. Ogni chitarra battente che esce dal suo laboratorio è un inno alla tradizione, un ponte fra passato e presente. Un’opera d’arte artigianale che mantiene intatto il fascino di un tempo, grazie all’utilizzo di legni nobili, alla cura certosina dei dettagli, alla ricerca di un suono caldo e avvolgente.
Chi ha la fortuna di stringere fra le mani una di queste preziose chitarre battenti può ancora oggi rivivere l’incanto della storia, immergendosi in un bagno sonoro senza tempo. Le dita che accarezzano le corde rievocano i gesti dei liutai del passato, gli accordi diffusi nell’aria ricreano un’atmosfera d’altri tempi.
La chitarra battente cilentana è uno scrigno di tradizioni secolari, un viaggio a ritroso nelle memorie più antiche di questa affascinante terra. Uno strumento dal valore inestimabile, che grazie alla passione di abili artigiani continua a stupire e incantare come nei secoli passati.