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2024, Superlega Vs Uefa

La recente sentenza della Corte di Giustizia Europea, che interviene sul tema delle modalità di organizzazione delle competizioni calcistiche continentali, ha di fatto rappresentato una svolta epocale nel ruolo ricoperto da Uefa e FIFA.

Il pregresso: la Superlega del 2021

La sentenza arriva a più di 2 anni dalla goffa e unilaterale iniziativa della Superlega, che si proponeva di:

  • creare un torneo a inviti tra i più blasonati club europei;
  • attirare i grandi campioni;
  • allargare l’offerta mediatica;
  • gestire direttamente gli introiti pubblicitari;

e dall’immediato divieto di Uefa e Fifa, che accusava la Superlega di:

  • introdurre una divisione netta tra club più ricchi e meno abbienti;
  • eliminare i percorsi meritocratici;
  • contravvenire agli accordi con le Leghe nazionali, incorrendo quindi in sanzioni severe, come l’esclusione dalle competizioni nazionali e internazionali.

I perché dello scontro Uefa – Superlega

Cosa implica la formazione di competizioni parallele non gestite dalla Uefa?
– superamento della partecipazione meritocratica (almeno nella prima formulazione del 2021);

– accesso limitato alle squadre più ricche e con maggiore seguito;

– cambiamento di gestione delle sponsorizzazioni e della pubblicità.

Quest’ultimo tema, andando a leggere bene, è il più importante.
Oggi la fatturazione degli introiti pubblicitari dei club passa attraverso l’Uefa, che ovviamente beneficia del proprio ruolo di intermediario. Un campionato gestito dai club assicurerebbe trattative dirette, dirottando i guadagni legati a:

  • Pubblicità sponsorizzate durante le partite.
  • Diritti televisivi, con negoziazione di accordi separati.
  • Contratti di partnership più ricchi, grazie alla visibilità internazionale.
  • Creazione di piattaforme digitali dedicate, streaming pay-per-view e altri servizi online.

Tutto questo non può che diminuire gli investimenti pubblicitari nei tornei di calcio gestiti dall’Uefa che, di fatto, subirebbero una pesante diminuzione di prestigio.

Il contrattacco dell’Uefa

Nel 2021, l’opposizione dell’Uefa fu ferma e tonante, raccogliendo molti consensi sia da club calcistici, anche di primo piano, sia dai tifosi, non contenti dei criteri di accesso alla nuova competizione.
A 2 anni da tutto questo, giunge la deliberazione della Corte di Giustizia Europea, coinvolta per valutare sia l’ammissibilità delle contromisure della Lega, sia le controversie legali legate alla Superlega (leggi antitrust e violazione degli accordi esistenti con le federazioni calcistiche).

La sentenza della Corte Europea a chi dà ragione?

Ancora non si può dire, ma comunque stabilisce l’abuso di posizione dominante della leghe nazionali, ribadendo il principio di libera concorrenza, e decretando che:
1) non è necessaria l’autorizzazione della Lega per avviare un torneo autonomo;
2) l’ammissione alla Superlega non può comportare l’ostracismo dalle serie nazionali e dagli altri eventi gestiti dall’Uefa;
3) l’indotto pubblicitario non è obbligato a soggiacere alle regole di FIFA e UEFA, perché ciò violerebbe il principio di libera concorrenza e costituirebbe un danno per società calcistiche, sponsor, piattaforme mediatiche e soprattutto per gli spettatori televisivi.

Una piena vittoria della Superlega?

No, più che altro un nuovo avvio, con posizioni più bilanciate, che potrebbe portare a una Superlega con:
quota di partecipanti proveniente dalle classifiche del torneo di Lega; mediazione sulla parte di indotto economico.

Non bisogna dimenticare, infatti, che la posizione dell’Uefa è rafforzata dai contratti, a lunga scadenza, già attivi con i broadcaster, e che per la Superlega sarebbe molto oneroso scindere. Inoltre, quest’ultima, facendo tesoro delle reazioni raccolte nel 2021, deve necessariamente reintervenire sulle fondamenta del proprio progetto. Non resta che aspettare, perché, comunque, l’interesse verso una riorganizzazione delle competizioni calcistiche appare ormai una strada di non ritorno.

redazione

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