Il terremoto del Belice del 1968 fu un evento sismico di magnitudo 6,4 che colpì la Sicilia occidentale nella notte tra il 14 e il 15 gennaio. Il sisma ebbe epicentro nella Valle del Belice, una zona rurale e periferica, e causò la morte di oltre 400 persone, il ferimento di oltre 1.500 e la distruzione di oltre 100.000 edifici. Le scosse principali si verificarono alle 2:33 e alle 3:01 del mattino del 15 gennaio. La prima scossa fu avvertita in tutta la Sicilia e nel resto del sud Italia, mentre la seconda fu ancora più forte e causò i danni maggiori. I paesi più colpiti furono Gibellina, Poggioreale, Salaparuta e Montevago, che furono completamente distrutti. Altri centri abitati furono gravemente danneggiati, tra cui Menfi, Sciacca, Castelvetrano e Santa Margherita di Belice. I soccorsi furono immediati, ma la situazione era molto difficile. Le strade erano impraticabili a causa delle macerie e le comunicazioni erano interrotte. I primi soccorritori furono i cittadini stessi, che si organizzarono per aiutare i sopravvissuti.
Nel corso dei giorni successivi, arrivarono aiuti da tutto il mondo. I militari, le forze dell’ordine e i volontari scavarono tra le macerie alla ricerca di sopravvissuti. Furono salvate centinaia di persone, ma molti morirono sotto le macerie o per le ferite riportate.
La ricostruzione della valle del Belice fu un processo lungo e difficile, durato oltre vent’anni. I paesi distrutti furono ricostruiti in luoghi distanti da quelli originari, in quanto le zone colpite dal terremoto erano considerate a rischio sismico.
La ricostruzione fu segnata da numerose difficoltà, tra cui la mancanza di fondi, la burocrazia e le proteste degli abitanti. Molte persone furono costrette a vivere in baracche per anni, in attesa di poter tornare nelle loro case.
Nonostante le difficoltà, la ricostruzione fu un successo, in quanto permise alla valle del Belice di tornare a vivere. I nuovi paesi furono costruiti secondo i criteri antisismici e dotati di tutte le infrastrutture necessarie.
Il terremoto del Belice ebbe un impatto profondo sulla popolazione locale. La tragedia causò la morte di oltre 400 persone e la distruzione di interi paesi. La ricostruzione fu un processo doloroso, ma permise alla valle del Belice di rinascere.
La commemorazione del 50º anniversario del terremoto del Belice, tenutasi a Gibellina nel 2018, fu un momento importante per ricordare le vittime e riflettere sulla tragedia. L’evento fu anche l’occasione per celebrare la rinascita della valle del Belice, che oggi è una zona viva e ricca di storia e cultura.
Tra i progetti di ricostruzione più innovativi, spicca il Cretto di Burri, un’opera d’arte di land art realizzata dall’artista Alberto Burri nella vecchia Gibellina. Il Cretto è un’enorme opera di cemento che copre l’intero abitato distrutto dal terremoto. L’opera è un monumento alla memoria delle vittime e un simbolo di rinascita per la valle del Belice.
Oggi, la valle del Belice è una zona ricca di bellezze naturali e culturali. I nuovi paesi sono moderni e vivibili, e la popolazione locale è impegnata a promuovere lo sviluppo economico e sociale della zona.